Qualche giorno fa i ricercatori del “U.S. Geological Survey“, in collaborazione con le Università delle isole Hawaii e di Zurigo e con il “National Marine Fisheries Service“, sono riusciti a realizzare ciò che fino ad ora sembrava impossibile, ovvero riprodurre in laboratorio la pelle di un rettile.
In questo specifico caso si tratta della pelle di una tartaruga verde marina (Chelonia mydas), il che ha reso tutto più complicato dato che la pelle di questi animali è comunemente ricoperta da alghe e da diversi batteri e per essere riprodotta in laboratorio è necessario avere un campione sterile, ciò per evitare la formazione e la contaminazione da parte di batteri durante la crescita e la riproduzione cellulare.
Questa ricerca ha avuto uno scopo ben mirato, ovvero quello di osservare in laboratorio lo sviluppo di un virus che infetta le “Chelonia mydas“. Questo virus è conosciuto comunemente come “Chelonide herpesvirus 5“, in sigla ChHV5, ed è associato alla fibropapillomatosi ovvero all’infezione che provoca lo sviluppo di tumori sulla pelle, agli occhi, alla bocca e anche agli organi interni del soggetto che viene colpito.
Il virus inoltre, indebolisce al minimo il sistema immunitario delle tartarughe, rendendole così sensibili e soggette ad altri tipi di infezioni. Il ChHV5 è diffuso in tutti gli oceani ma particolarmente nelle Hawaii, in Florida ed in Brasile. Sebbene il virus si conoscesse già da circa venti anni, solo ora è stato possibile osservare il suo sviluppo in laboratorio e grazie a ciò si sta realizzando un test del sangue in grado di rilevare la sua presenza nelle tartarughe sane.
Infine, grazie a questo progresso, sarà possibile capire come il “Chelonide herpesvirus 5” sia in grado insorgere tumori nelle tartarughe che infetta e quindi procedere ad una cura, allo scopo di salvaguardare ancora di più una specie già estremamente minacciata dalla scomparsa dei siti di nidificazione e dalla presenza sempre maggiore delle reti da pesca.