FAQ – Domande frequenti sulle tartarughe

Attraverso i nostri profili social e/o attraverso i contatti di posta elettronica, ci vengono poste spesso domande sulle tartarughe e quindi abbiamo ritenuto opportuno raccogliere le più frequenti ricevute e stilare un elenco con le relative pubbliche risposte, in modo da rendere anche più veloce la ricerca di esse ai nostri lettori.

Le tartarughe di terra autoctone sono protette dalla CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) ed il prelievo dalla natura è punito con multe e/o con l’arresto.
Dunque, se trovi una tartaruga per strada ed accanto c’è una boscaglia, basta spostarla dalla strada e lasciarla li nella boscaglia.
Nel caso invece, non ci siano punti adatti al suo rilascio nei dintorni, bisogna contattare i Carabinieri Forestali (trovi qui i numeri) oppure la Polizia Locale.

Certo!
Esistono decine di specie di tartarughe terrestri: alcune detenibili con un documento di cessione privata o con uno scontrino parlante (le specie in all. B), altre detenibili con un documento CITES (le specie in all. A) e poche specie al mondo detenibili solo da parchi zoologici e strutture autorizzate (come per es. la Chelonoidis niger).
E’ ovviamente vietata la detenzione di specie prelevate dalla natura o trovate per strada (vedi punto 1.).

Il riconoscimento del sesso dipende innanzitutto dall’età (e quindi dalla grandezza dell’esemplare) e poi dalla specie. Non è possibile verificare il sesso in esemplari giovani, poiché nella maggior parte della specie il dimorfismo sessuale è evidente dopo almeno 3/8 anni dalla nascita.
Non ci sono caratteri comuni tra tutte le specie ma nella maggior parte di quelle terrestri va guardata la coda: lunga e grossa alla base nei maschi, corta e più sottile nelle femmine.
In quelle acquatiche invece, può essere utile guardare anche le unghie delle zampe anteriori: lunghe nei maschi, corte nelle femmine.

Non c’è una tempistica fissa ma dipende tutto dalle temperature: un corretto letargo viene effettuato tra i 3/4 ed i 10/12 °C.
E’ importante comunque ricordare che non tutte le specie effettuano letargo, per es. tra queste ci sono le tartarughe sudafricane.

Sfortunatamente, se non si è in possesso di un documento che riporti la data di nascita, è quasi impossibile stabilire l’età di una tartaruga.
C’è chi consiglia di contare gli anelli presenti sugli scuti, proprio come avviene per gli alberi. Tale metodo però, non è corretto: i singoli anelli non indicano periodi di tempo ma indicano periodi di crescita. Può dunque capitare che un anello corrisponda a qualche mese oppure che corrisponda a qualche anno.

Sono sicuramente tra i rettili più longevi sulla Terra, basti pensare che le tartarughe giganti delle Galapagos hanno una vita media superiore ai 150 anni.
Tuttavia, la maggior parte delle specie ha una vita media inferiore rispetto a quella delle cugine dell’arcipelago ecuadoregno: si va dai 30 agli 80 anni.
Per quanto riguarda le tartarughe marine invece, non si ha certezza: la specie che comunque vive più a lungo è la Chelonia mydas: almeno 85/90 anni.

Il colore verde è dato dalla alghe che sono cresciute sul suo carapace.
Se lo strato non è eccessivo, andranno via da sole con la prossima muta e quindi non c’è da preoccuparsi.
Se invece, per un qualsiasi motivo sono cresciute in maniera eccessiva, vanno tolte per evitare micosi e/o problemi nella muta.
In questo caso, va utilizzato uno spazzolino con setole morbide da strofinare leggermente sulle zone interessate, senza però effettuare troppa pressione.

Il carapace ed il piastrone delle tartarughe sono costituiti da tessuto vivente che, come la nostra pelle, traspira attraverso milioni di microscopici pori.
Dunque, l’uso di oli o di cere o di qualsiasi altro prodotto chimico sul carapace/piastrone ostruisce tali pori, causando problemi.
Inoltre, se le tartarughe vengono esposte al sole dopo tale trattamento, si rischia un notevole aumento della temperatura del carapace.

Le tartarughe non sono animali che vivono in gruppo ma sono territoriali e dunque, in spazi non adeguati, possono attaccarsi tra di loro.
C’è comunque da tenere in considerazione che in alcune specie di Emidi sono stati osservati raggruppamenti volontari.

Nell’encefalo dei rettili non è presente il sistema limbico, cioè la zona in cui vengono elaborate le emozioni e che corrisponde al cervello paleo-mammifero. Dunque le tartarughe, così come gli altri rettili, posseggono un encefalo primordiale (comportamenti per la sopravvivenza propria e per il prosieguo della specie) che non permette loro di provare affetto.

Se queste si presentano viscose, di colore bianco-latte e l’animale è in buona salute, allora è normale. Si tratta di urati ovvero urea/acido urico, un normale prodotto di scarto dell’organismo che è quindi indice di un buon funzionamento renale. Sono in genere accompagnate alle feci classiche.

Ricordando che le tartarughe acquatiche respirano attraverso i polmoni, l’acqua è per loro fondamentale per l’idratazione, per la digestione e per altri processi metabolici.
La resistenza fuori dall’acqua dipende molto dalle condizioni: possono resistere qualche ora se esposte a sole diretto, ma possono resistere anche più di una settimana in un ambiente umido.
Ci sono comunque altri fattori che determinano la durata della permanenza all’asciutto, come per esempio l’età e/o lo stato di salute dell’esemplare, ma è importante anche la specie: ci sono casi documentati di Trachemys scripta (specie molto resistente) che hanno resistito circa un mese.
E’ giusto precisare che quanto scritto su, vale esclusivamente per le tartarughe d’acqua dolce, poiché le tartarughe marine sopravvivono un’oretta se esposte al sole e qualche ora se escono di notte.

In parte si, in quanto le tartarughe ritornano sullo stesso litorale ma non esattamente sulla stessa spiaggia, dato che l’età riproduttiva viene raggiunta dopo 20/25 anni dalla loro nascita e spesso le spiagge sono decisamente più antropizzate o addirittura scomparse.

Nel 2006 due matematici ungheresi costruirono un solido con la proprietà di tornare da solo nell’unica posizione stabile e fu sviluppato guardando proprio il carapace di alcune tartarughe terrestri, tra cui la Geochelone elegans.
Se una tartaruga acquatica si capovolge sulla terra ferma, essa si raddrizza utilizzando come perno una delle zampe anteriori ed allungando al massimo la testa. Per quanto riguarda invece le tartarughe terrestri, quasi tutte hanno una forma del carapace che le aiuta a rotolare con poco sforzo sul lato corretto.
Ovviamente non sempre riescono a tornare nella posizione corretta, soprattutto quando presentano lesioni, quando sono debilitate o se si trovano su di una superficie eccessivamente piana. Tale condizione le espone a vari pericoli mortali, su tutti i predatori ed il sole (disidratazione)

La quantità di uova che una tartaruga può deporre varia notevolmente a seconda della specie. Alcune possono deporre anche un solo uovo per nido, come per esempio quelle appartenenti alla specie Chersina angulata, mentre quelle che ne depongono di più sono sicuramente le tartarughe marine, su tutte le Eretmochelys imbricata (anche 200 per nido).

La determinazione del sesso in molti rettili dipende dalle temperature dell’ambiente d’incubazione dell’uovo. In molte specie di tartarughe (non tutte), temperature più fredde decretano la nascita di più maschi, mentre temperature più calde aiutano nello sviluppo di più esemplari di sesso femminile.

Le tartarughe si dividono in due grandi sottordini: Cryptodira e Pleurodira. Quelle appartenenti al primo ritraggono interamente il collo all’interno della struttura ossea, mentre quelle appartenenti al secondo piegano il collo sul piano orizzontale e lo nascondono tra le zampe anteriori e la sporgenza del carapace.

Assolutamente no!
La corazza non è altro che l’evoluzione dell’apparato scheletrico, formatosi dalla fusione delle costole e di una serie di placche ossee. Esso funge sia da protezione dai predatori e sia da sostegno per la muscolatura.

L’abilità di riconoscere i colori aiuta le tartarughe durante la “vita sociale” e nella ricerca del cibo. Tuttavia non è chiaro se riescono a distinguere i colori alla pari dell’uomo ma sicuramente hanno una sensibilità maggiore verso alcuni colori (rosso, arancio e giallo su tu

La primissima differenza è l’habitat in cui vivono: le prime lasciano l’ambiente acquatico soltanto per deporre o per effettuare basking, mentre le seconde si avvicinano all’acqua soltanto per bere o per brevi bagni rinfrescanti (eccezione per le palustri, che vivono in ambienti umidi, come le risaie).
Altre differenze possono essere trovate nelle caratteristiche anatomiche: le tartarughe acquatiche posseggono zampe palmate e corazza idrodinamica, mentre le tartarughe terrestri hanno zampe più corte e robuste.

Quando si pensa ad un animale lento, insieme al bradipo ed alla lumaca, c’è sicuramente la tartaruga. Nel 2014 una Stigmochelys pardalis è stata premiata dai “Guinness World Records” per aver stabilito la velocità record di 0,29 m/s (1,044 Km/h).
Come però è ovviamente immaginabile, le tartarughe più veloci sono quelle acquatiche: le guscio-molli possono raggiungere i 24 Km/h ma il primato va sicuramente alle Dermochelys coriacea, che possono nuotare ad una velocità di oltre 30 Km/h

Si, è vero.
In Italia è vietato per legge dagli anni ’80 ma in diversi paesi asiatici viene ancora consumata sia la carne che le uova di alcune specie di tartaruga. Anche in qualche stato degli USA è possibile trovare carne di tartaruga nei ristoranti. In Africa invece, ci sono ancora villaggi che utilizzano la loro carne per “pozioni” afrodisiache.

I primi antenati delle tartarughe sono collocati nel Triassico superiore/medio, esattamente 210 milioni di anni fa il genere Proganochelys (le prime con carapace e piastrone osseo) e 220 milioni di anni fa la Odontochelys semitestacea (carapace costituito da tessuto non osseo come le odierne Dermochelys coriacea).
Esistono anche altri antenati vissuti in ere precedenti ma dall’aspetto lontano dalle tartarughe d’oggi, come per esempio le Pappochelys rosinae (240 mln di anni fa) e le Eunotosaurus africanus (260 mln di anni fa), entrambe senza scudo osseo ma con costole ampie e con gabbia toracica semi-rigida.

Il numero non è fisso, in quanto possono esserci aggiornamenti sulle classificazioni o estinzioni. Ad oggi il numero è stato stabilito in 356 specie, raggruppate in 96 generi, 14 famiglie e 2 sottordini dell’ordine Testudines.

Non esiste un metodo ma c’è bisogna dell’esperienza.
Se vuoi saperne di più sulla tua tartaruga, inviaci la sua foto all’indirizzo e-mail tartapedia@gmail.com

Nel caso in cui non hai ancora trovato risposte ai tuoi dubbi o se vuoi suggerirci altre FAQ, scrivici una e-mail a tartapedia@gmail.com

Le risposte alle vostre domande

  1. Ho trovato una tartaruga di terra per strada, cosa faccio?
    Le tartarughe di terra autoctone sono protette dalla CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) ed il prelievo dalla natura è punito con multe e/o con l’arresto.
    Dunque, se trovi una tartaruga per strada ed accanto c’è una boscaglia, basta spostarla dalla strada e lasciarla li nella boscaglia.
    Nel caso invece, non ci siano punti adatti al suo rilascio nei dintorni, bisogna contattare i Carabinieri Forestali (trovi qui i numeri) oppure la Polizia Locale.
  2. E’ possibile detenere legalmente una tartaruga terrestre in Italia?
    Certo!
    Esistono decine di specie di tartarughe terrestri: alcune detenibili con un documento di cessione privata o con uno scontrino parlante (le specie in all. B), altre detenibili con un documento CITES (le specie in all. A) e poche specie al mondo detenibili solo da parchi zoologici e strutture autorizzate (come per es. la Chelonoidis niger).
    E’ ovviamente vietata la detenzione di specie prelevate dalla natura o trovate per strada (vedi punto 1.).
  3. Come faccio a capire il sesso della mia tartaruga?
    Il riconoscimento del sesso dipende innanzitutto dall’età (e quindi dalla grandezza dell’esemplare) e poi dalla specie. Non è possibile verificare il sesso in esemplari giovani, poiché nella maggior parte della specie il dimorfismo sessuale è evidente dopo almeno 3/8 anni dalla nascita.
    Non ci sono caratteri comuni tra tutte le specie ma nella maggior parte di quelle terrestri va guardata la coda: lunga e grossa alla base nei maschi, corta e più sottile nelle femmine.
    In quelle acquatiche invece, può essere utile guardare anche le unghie delle zampe anteriori: lunghe nei maschi, corte nelle femmine.
  4. Quanto tempo dura il letargo delle tartarughe?
    Non c’è una tempistica fissa ma dipende tutto dalle temperature: un corretto letargo viene effettuato tra i 3/4 ed i 10/12 °C.
    E’ importante comunque ricordare che non tutte le specie effettuano letargo, per es. tra queste ci sono le tartarughe sudafricane.
  5. Come faccio a capire l’età della mia tartaruga?
    Sfortunatamente, se non si è in possesso di un documento che riporti la data di nascita, è quasi impossibile stabilire l’età di una tartaruga.
    C’è chi consiglia di contare gli anelli presenti sugli scuti, proprio come avviene per gli alberi. Tale metodo però, non è corretto: i singoli anelli non indicano periodi di tempo ma indicano periodi di crescita. Può dunque capitare che un anello corrisponda a qualche mese oppure che corrisponda a qualche anno.
  6. Qual è la durata media della vita di una tartaruga?
    Sono sicuramente tra i rettili più longevi sulla Terra, basti pensare che le tartarughe giganti delle Galapagos hanno una vita media superiore ai 150 anni.
    Tuttavia, la maggior parte delle specie ha una vita media inferiore rispetto a quella delle cugine dell’arcipelago ecuadoregno: si va dai 30 agli 80 anni.
    Per quanto riguarda le tartarughe marine invece, non si ha certezza: la specie che comunque vive più a lungo è la Chelonia mydas: almeno 85/90 anni.
  7. Come posso pulire il carapace della mia tartaruga d’acqua, oramai diventato verde?
    Il colore verde è dato dalla alghe che sono cresciute sul suo carapace.
    Se lo strato non è eccessivo, andranno via da sole con la prossima muta e quindi non c’è da preoccuparsi.
    Se invece, per un qualsiasi motivo sono cresciute in maniera eccessiva, vanno tolte per evitare micosi e/o problemi nella muta.
    In questo caso, va utilizzato uno spazzolino con setole morbide da strofinare leggermente sulle zone interessate, senza però effettuare troppa pressione.
  8. Mi hanno consigliato di pulire il carapace della mia tartaruga terrestre con l’olio d’oliva. Posso usarlo?
    Il carapace ed il piastrone delle tartarughe sono costituiti da tessuto vivente che, come la nostra pelle, traspira attraverso milioni di microscopici pori.
    Dunque, l’uso di oli o di cere o di qualsiasi altro prodotto chimico sul carapace/piastrone ostruisce tali pori, causando problemi.
    Inoltre, se le tartarughe vengono esposte al sole dopo tale trattamento, si rischia un notevole aumento della temperatura del carapace.
  9. Le tartarughe sono animali socievoli?
    Le tartarughe non sono animali che vivono in gruppo ma sono territoriali e dunque, in spazi non adeguati, possono attaccarsi tra di loro.
    C’è comunque da tenere in considerazione che in alcune specie di Emidi sono stati osservati raggruppamenti volontari.
  10. Le tartarughe possono affezionarsi al proprietario?
    Nell’encefalo dei rettili non è presente il sistema limbico, cioè la zona in cui vengono elaborate le emozioni e che corrisponde al cervello paleo-mammifero. Dunque le tartarughe, così come gli altri rettili, posseggono un encefalo primordiale (comportamenti per la sopravvivenza propria e per il prosieguo della specie) che non permette loro di provare affetto.
  11. La mia tartaruga ha defecato feci bianche. E’ normale?
    Se queste si presentano viscose, di colore bianco-latte e l’animale è in buona salute, allora è normale. Si tratta di urati ovvero urea/acido urico, un normale prodotto di scarto dell’organismo che è quindi indice di un buon funzionamento renale. Sono in genere accompagnate alle feci classiche.
  12. Quanto tempo possono resistere fuori dall’acqua le tartarughe acquatiche?
    Ricordando che le tartarughe acquatiche respirano attraverso i polmoni, l’acqua è per loro fondamentale per l’idratazione, per la digestione e per altri processi metabolici.
    La resistenza fuori dall’acqua dipende molto dalle condizioni: possono resistere qualche ora se esposte a sole diretto, ma possono resistere anche più di una settimana in un ambiente umido.
    Ci sono comunque altri fattori che determinano la durata della permanenza all’asciutto, come per esempio l’età e/o lo stato di salute dell’esemplare, ma è importante anche la specie: ci sono casi documentati di Trachemys scripta (specie molto resistente) che hanno resistito circa un mese.
    E’ giusto precisare che quanto scritto su, vale esclusivamente per le tartarughe d’acqua dolce, poiché le tartarughe marine sopravvivono un’oretta se esposte al sole e qualche ora se escono di notte.
  13. E’ vero che le tartarughe marine depongono sulla stessa spiaggia dove sono nate?
    In parte si, in quanto le tartarughe ritornano sullo stesso litorale ma non esattamente sulla stessa spiaggia, dato che l’età riproduttiva viene raggiunta dopo 20/25 anni dalla loro nascita e spesso le spiagge sono decisamente più antropizzate o addirittura scomparse.
  14. Le tartarughe riescono a rigirarsi se cadono sul carapace?
    Nel 2006 due matematici ungheresi costruirono un solido con la proprietà di tornare da solo nell’unica posizione stabile e fu sviluppato guardando proprio il carapace di alcune tartarughe terrestri, tra cui la Geochelone elegans.
    Se una tartaruga acquatica si capovolge sulla terra ferma, essa si raddrizza utilizzando come perno una delle zampe anteriori ed allungando al massimo la testa. Per quanto riguarda invece le tartarughe terrestri, quasi tutte hanno una forma del carapace che le aiuta a rotolare con poco sforzo sul lato corretto.
    Ovviamente non sempre riescono a tornare nella posizione corretta, soprattutto quando presentano lesioni, quando sono debilitate o se si trovano su di una superficie eccessivamente piana. Tale condizione le espone a vari pericoli mortali, su tutti i predatori ed il sole (disidratazione).
  15. Quante uova possono deporre le tartarughe?
    La quantità di uova che una tartaruga può deporre varia notevolmente a seconda della specie. Alcune possono deporre anche un solo uovo per nido, come per esempio quelle appartenenti alla specie Chersina angulata, mentre quelle che ne depongono di più sono sicuramente le tartarughe marine, su tutte le Eretmochelys imbricata (anche 200 per nido).
  16. E’ vero che le temperature d’incubazione incidono sulla determinazione del sesso?
    La determinazione del sesso in molti rettili dipende dalle temperature dell’ambiente d’incubazione dell’uovo. In molte specie di tartarughe (non tutte), temperature più fredde decretano la nascita di più maschi, mentre temperature più calde aiutano nello sviluppo di più esemplari di sesso femminile.
  17. Il collo viene interamente ritirato all’interno?
    Le tartarughe si dividono in due grandi sottordini: Cryptodira e Pleurodira. Quelle appartenenti al primo ritraggono interamente il collo all’interno della struttura ossea, mentre quelle appartenenti al secondo piegano il collo sul piano orizzontale e lo nascondono tra le zampe anteriori e la sporgenza del carapace.
  18. Possono uscire dalla corazza e sopravvivere?
    Assolutamente no!
    La corazza non è altro che l’evoluzione dell’apparato scheletrico, formatosi dalla fusione delle costole e di una serie di placche ossee. Esso funge sia da protezione dai predatori e sia da sostegno per la muscolatura.
  19. Quali colori vedono le tartarughe?
    L’abilità di riconoscere i colori aiuta le tartarughe durante la “vita sociale” e nella ricerca del cibo. Tuttavia non è chiaro se riescono a distinguere i colori alla pari dell’uomo ma sicuramente hanno una sensibilità maggiore verso alcuni colori (rosso, arancio e giallo su tutti).
  20. Quali sono le differenze principali tra le tartarughe acquatiche e quelle terrestri?
    La primissima differenza è l’habitat in cui vivono: le prime lasciano l’ambiente acquatico soltanto per deporre o per effettuare basking, mentre le seconde si avvicinano all’acqua soltanto per bere o per brevi bagni rinfrescanti (eccezione per le palustri, che vivono in ambienti umidi, come le risaie).
    Altre differenze possono essere trovate nelle caratteristiche anatomiche: le tartarughe acquatiche posseggono zampe palmate e corazza idrodinamica, mentre le tartarughe terrestri hanno zampe più corte e robuste.
  21. Esistono tartarughe che corrono?
    Quando si pensa ad un animale lento, insieme al bradipo ed alla lumaca, c’è sicuramente la tartaruga. Nel 2014 una Stigmochelys pardalis è stata premiata dai “Guinness World Records” per aver stabilito la velocità record di 0,29 m/s (1,044 Km/h).
    Come però è ovviamente immaginabile, le tartarughe più veloci sono quelle acquatiche: le guscio-molli possono raggiungere i 24 Km/h ma il primato va sicuramente alle Dermochelys coriacea, che possono nuotare ad una velocità di oltre 30 Km/h
  22. E’ vero che in alcuni paesi vengono mangiate?
    Si, è vero.
    In Italia è vietato per legge dagli anni ’80 ma in diversi paesi asiatici viene ancora consumata sia la carne che le uova di alcune specie di tartaruga. Anche in qualche stato degli USA è possibile trovare carne di tartaruga nei ristoranti. In Africa invece, ci sono ancora villaggi che utilizzano la loro carne per “pozioni” afrodisiache.
  23. A quando risale la prima tartaruga sul pianeta Terra?
    I primi antenati delle tartarughe sono collocati nel Triassico superiore/medio, esattamente 210 milioni di anni fa il genere Proganochelys (le prime con carapace e piastrone osseo) e 220 milioni di anni fa la Odontochelys semitestacea (carapace costituito da tessuto non osseo come le odierne Dermochelys coriacea).
    Esistono anche altri antenati vissuti in ere precedenti ma dall’aspetto lontano dalle tartarughe d’oggi, come per esempio le Pappochelys rosinae (240 mln di anni fa) e le Eunotosaurus africanus (260 mln di anni fa), entrambe senza scudo osseo ma con costole ampie e con gabbia toracica semi-rigida.
  24. Quante specie esistono?
    Il numero non è fisso, in quanto possono esserci aggiornamenti sulle classificazioni o estinzioni. Ad oggi il numero è stato stabilito in 356 specie, raggruppate in 96 generi, 14 famiglie e 2 sottordini dell’ordine Testudines
  25. Come faccio a riconoscere la specie della mia tartaruga?
    Non esiste un metodo ma c’è bisogna dell’esperienza.
    Se vuoi saperne di più sulla tua tartaruga, inviaci la sua foto all’indirizzo e-mail tartapedia@gmail.com

Nel caso in cui non hai ancora trovato risposte ai tuoi dubbi o se vuoi suggerirci altre FAQ, scrivici una e-mail a tartapedia@gmail.com