Evelyn Jensen, grazie alla sua ricerca sulla diversità del DNA delle tartarughe giganti delle Galapagos in via d’estinzione, ha visto conferirsi il più alto risultato accademico per uno studente neo-laureto: la “Governor General Gold Medal” per il campus dell’University of British Columbia di Okanagan in Canada.
La medaglia d’oro le è stata assegnata per i notevoli risultati raggiunti sulla genomica di questi rettili e per essere quindi stata in grado di analizzare e confrontare la composizione genetica di diverse generazioni di “Chelonoidis nigra” dell’isola di Pinzón.
Evelyn, PhD presso la “Irving K. Barber School of Arts and Sciences” dell’UBC, si è recata personalmente alle Galapagos insieme al Prof. Michael Russello, suo supervisore. «I pirati e gli esploratori del passato hanno prelevato le tartarughe di quest’isola per portarle a bordo come riserva di carne fresca, decimando così in maniera drastica la popolazione. In più, introdussero inavvertitamente una specie di ratto nero che incominciò a nutrirsi delle uova delle testuggini, facendo crollare la ripopolazione naturale ed il tasso di sopravvivenza della specie» ha affermato Russello.
Negli anni ’60 è stato dato il via ad un piano di conservazione che prevedeva il prelievo delle uova e l’incubazione in una delle isole vicine, ove sarebbero poi cresciuti i nascituri per i primi anni di vita, prima di essere riportati nella loro isola d’origine. Oggi, grazie anche al debellamento dei ratti avvenuto nel 2012, non c’è più la necessità di spostare le uova e gli hatchlings sopravvivono da soli.
«Nel genoma di ogni esemplare c’è anche la storia dei suoi antenati e così, quando si analizzano più popolazioni di individui, si può risalire ai cambiamenti genetici avvenuti nel tempo» ha detto Jensen. «Conoscere il corredo genetico pre e post declino è di particolare importanza per il ripristino della specie, poiché c’è legame diretto tra la diversità genetica e la probabilità di sopravvivere».
Jessen e Russello hanno trascorso due settimane nelle isole Galapagos, raccogliendo diversi campioni di DNA che sono poi stati confrontati con quelli di varie tartarughe rimosse dall’isola di Pinzón nel 1906. La ricerca è stata pubblicata recentemente sul “Journal of Heredity” ed ha rivelato che le tartarughe hanno conservato una notevole varianza genetica, nonostante la loro quasi estinzione e ciò dimostra l’efficacia dell’intervento di conservazione avviato più di 50 anni fa.