La sua innovativa idea le valse il “Wildlife Crime Tech Challenge 2015” ed un premio di diecimila dollari. Ora Kim Williams-Guillén, scienziata presso l’organizzazione non-profit “Paso Pacífico“, insieme ad un team internazionale ha testato il dispositivo soprannominato “InvestEGGator“, pubblicando i risultati dei primi test sul campo.
Le uova delle tartarughe marine rappresentano una prelibatezza culinaria in America centrale e per alcune popolazioni, esse sono ottime per migliorare le prestazioni sessuali. Tutte e sette le specie sono elencate come minacciate, alcune anche in pericolo critico, e i bracconieri di uova stanno solo aggravando tale problema.
Per arginare la difficile situazione, la scienziata ha pensato di inserire all’interno dei nidi di questi rettili marini un uovo finto dotato di GPS. La prima sperimentazione è avvenuta su quattro differenti spiagge del Costa Rica, mete preferite dalle Chelonia mydas e dalle Lepidochelys olivacea per la deposizione.
Delle 101 uova di Ninjaflex inserite all’interno delle camere d’incubazione mentre le tartarughe stavano nidificando, venticinque sono state portate via dai bracconieri ma sei di queste sono state subito abbandonate sulla spiaggia. L’uovo che si è spostato di più, è arrivato a quasi 140 chilometri di distanza, finendo sulla tavola di una proprietà residenziale.
Secondo Héctor Barrios-Garrido, biologo dell’University of Zulia di Maracaibo (Venezuela), non sarà semplice fermare il traffico delle uova ma questo tracciamento potrà essere utile per far arrestare i protagonisti della parte alta della catena del contrabbando. Tuttavia, la legge che protegge le tartarughe marine è giuridicamente ambigua, in quanto vieta il bracconaggio e la vendita delle uova ma non punisce chi invece le acquista. «Non è né bianco, né nero».
Fonte: www.sciencemag.org