L’antropizzazione delle zone costiere e del mare costituisce un pericolo costante per le tartarughe marine, le quali quotidianamente “giocano alla roulette russa” con gli attrezzi da pesca e con i natanti che sfrecciano nelle acque, oltre ad essere esposte alla possibile ingestione di rifiuti e di materiale plastico.
Purtroppo però l’uomo costituisce un serio rischio per questi fragili rettili sin dalla loro nascita. Gli hatchlings infatti, appena sbucano dalla sabbia, si dirigono di corsa verso il mare seguendo il punto più luminoso, rappresentato nella normalità dal riflesso dell’orizzonte ma non sempre ahinoi (e ahiloro) è così.
La presenza di strutture ricettive, di stabilimenti balneari ma anche dell’intensa illuminazione dei tratti stradali adiacenti alle spiagge, disorienta le tartarughine, attirandole nella direzione opposta al suono delle onde e destinandole così ad una lenta agonia.
L’ultimo episodio è quello raccontato stamani da Francesca Punzo di “Tartarughe Marine in Campania” e avvenuto sull’arenile di Ogliastro Marina, frazione di Castellabate (SA), la notte tra il cinque ed il sei settembre. I volontari presenti sul posto hanno rinvenuto il mattino seguente le piccole Caretta caretta tra cordami e lenze abbandonate in spiaggia, sotto ai lettini di un lido ed addirittura nel vicino fiume Arena.
Il loro intervento, grazie alla segnalazione dei gestori di un vicino stabilimento balneare, ha assicurato al mare una trentina di tartarughe. Le nascite non sono proseguite nelle successive notti e dunque a breve si procederà all’ispezione della camera di incubazione, al fine di controllare il successo di schiusa, che però in questo caso potrebbe non coincidere con la percentuale di hatchlings andati in mare…