Le autorità dell’Ecuador stanno indagando sulla morte di quattro testuggini giganti nelle Galápagos, l’arcipelago sudamericano che è un rifugio per tante specie selvatiche rare, nel timore che siano state uccise dai bracconieri per la loro carne.
L’ufficio dello State Attorney General (il procuratore generale) ha dichiarato lunedì su Twitter che una divisione specializzata in crimini contro l’ambiente ha aperto un’indagine preliminare sulla presunta “caccia e macellazione” delle testuggini, avvenuta nel complesso delle zone umide del Parque Nacional Galápagos.
La carne di questi rettili una volta era considerata una prelibatezza e i casi degli ultimi venti anni hanno sollevato nuovamente preoccupazioni sul fatto che l’Ecuador sia rimasto ancora intrappolato nel commercio globale di animali selvatici.
Lo scorso settembre, i ranger del parco hanno trovato i resti di 15 testuggini giganti sull’isola più grande dell’arcipelago delle Galápagos, Isabela. Nel marzo dello scorso anno, 185 piccoli di una specie in pericolo di estinzione sono stati trovati all’interno di una valigia durante un’ispezione di routine in un aeroporto delle Galápagos.
Il presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso a gennaio ha ampliato le protezioni intorno alle Galápagos, creando “una nuova autostrada” per la vita marina. Il decreto ha limitato la pesca in oltre 20.000 miglia quadrate di oceano a nord-est dell’arcipelago, dove i banchi di squali balena e squali martello smerlati erano precedentemente vulnerabili all’essere trainati dai pescatori per le loro preziose pinne.
A giugno, gli scienziati hanno annunciato di aver sequenziato l’intero genoma di una rara specie delle Galápagos con un enorme carapace svasato, avvistato per la prima volta da ambientalisti ed esploratori nel 2019, e di aver scoperto che era dello stesso lignaggio di una specie che si credeva fosse estinta da più di 100 anni.
«Questo recente incidente di bracconaggio è particolarmente eclatante poiché pochissimi individui della sottospecie Chelonoidis nigra guntheri rimangono allo stato brado», ha affermato la no-profit statunitense Galápagos Conservancy in una nota. «Dobbiamo salvaguardare le tartarughe giganti e gli ecosistemi da cui dipendono».