Lo scorso 28 febbraio, John Micheal Kreatsoulas, risiedente ad Alva, Florida (USA), si è dichiarato colpevole di un tentato traffico illegale di specie selvatiche e di nove accuse per falsificazione di documenti in violazione del Lacey Act, legge promulgata nel 1900 e modificata fino al 2008, che vieta l’importazione, l’esportazione, il trasporto, la vendita, la ricezione, l’acquisizione o l’acquisto di qualsiasi pesce, fauna selvatica o pianta prelevata, posseduta, trasportata o venduta in violazione di qualsiasi legge, trattato, o la regolamentazione degli Stati Uniti o di altri Paesi.
Il traffico riguarda il tentativo di esportare illegalmente migliaia di tartarughe autoctone dello stato della Florida in altri paesi come la Germania ed Hong Kong, falsificandone i documenti per nascondere il reato, e spedendo gli animali tramite il Miami International Airport (MIA). Secondo la ricostruzione, Kreatsoulas dal 2015 al 2021 è stato proprietario e titolare di “Omni Reptiles Inc.“, un’attività non registrata situata ad Alva, in Florida. Tale attività operava nel commercio locale ed internazionale di fauna selvatica, incluse specie protette di rettili.
Nello specifico, Kreatsoulas e i suoi aiutanti catturavano varie specie selvatiche di tartarughe, naturalmente presenti in Florida, come la tartaruga del fango a tre strisce (Kinosternon baurii) e la tartaruga del fango della Florida (Kinosternon subrubrum steindachneri), per venderle poi ai vari acquirenti. Il team poi falsificava i documenti di accompagnamento, necessari per l’esportazione di animali in altri paesi, in cui bisogna dichiarare la “fonte”, ovvero la provenienza, asserendo che gli animali in questione fossero nati in cattività e non erano dunque di cattura. Oltre a questi documenti, sono state falsificate anche le fatture riguardanti la vendita degli esemplari, sempre dichiarandoli come nati in cattività.
L’udienza per la sentenza è programmata per il 17 maggio alle ore 13:30 e l’imputato rischia una condanna ad un massimo di 5 anni di detenzione per ogni capo d’accusa. Sebbene al tempo dei fatti le specie in questione non fossero protette dalla CITES (cosa che invece è cambiata con l’ultima “Conference of the Parties” di Panama nel 2022), comunque erano protette da leggi interne allo stato della Florida, facendo queste parte della fauna selvatica locale, che ne regolamentavano anche la cattura per il commercio.
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