Attraverso una nota ufficiale, l’Universidad del Rosario di Bogotà ha informato che un gruppo di paleontologi ha scoperto fossili di tartarughe giganti in Colombia, risalenti a circa 57 milioni di anni fa. I resti ritrovati nel comune montuoso di Socha (dipartimento di Boyacá), appartengono all’estinta Puentemys mushaisaensis e raggiungono una lunghezza di circa 1,5 metri.
Si tratta di una scoperta incredibile, che può fornire una chiave importante per comprendere la geografia sudamericana durante le epoche del Paleocene (65,5 ± 0,3 Ma a 55,8 ± 0,2 Ma) e dell’Eocene (55,8 ± 0,2 Ma a 33,9 ± 0,1 Ma), entrambe del primo periodo geologico dopo l’estinzione dei dinosauri. Tale scoperta non ha precedenti nell’area andina poichè gli altri fossili di questa specie sono stati recuperati a centinaia di chilometri di distanza, esattamente a Cerrejón, una grande miniera di carbone a cielo aperto vicino al Mar dei Caraibi.
«Trovare dei resti a 500 km a sud dei precedenti ci permette di ricostruire e comprendere come erano i paesaggi del nord del Sud America: dove ora ci sono montagne alte fino a 5.000 metri slm, c’erano laghi probabilmente comunicanti tra loro e catene montuose basse. Lo studio ci permetterà di comprendere meglio com’erano collegati tra loro i vari ambienti acquatici di questa zona», ha spiegato Edwin Cadena, il paleontologo responsabile della ricerca.
La Colombia è stata un vero tesoro per chi studia i fossili, soprattutto per la sua posizione geografica unica e per le condizioni ambientali che hanno permesso una conservazione straordinaria dei resti. Ricordiamo la scoperta del preistorico e gigantesco Titanoboa, il serpente più lungo, largo e pesante mai scoperto. Infatti, questo rettile ritrovato nella miniera di Cerrejón, poteva crescere fino a quasi 15 metri e pesare oltre una tonnellata.