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Home News

Anche le testuggini hanno un umore? La scienza sembra dire di sì

Arturo Inturri by Arturo Inturri
14 Luglio 2025
in News, Pubblicazioni scientifiche
Anche le testuggini hanno un umore? La scienza sembra dire di sì
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Hoehfurtner Tatjana, Wilkinson Anna, Moszuti Sophie A. et al. Evidence of mood states in reptiles. Anim Cogn 28, 52 (2025)

Abstract

Crescenti evidenze indicano che anche gli animali non umani possano sperimentare stati d’umore “fluttuanti” (non legati a stimoli immediati). Tuttavia, tali evidenze risultano ancora assenti nei rettili, limitando il dibattito sulla loro capacità affettiva e con importanti ricadute sul piano del benessere animale. In questo studio, abbiamo indagato la presenza di uno stato d’umore in una specie di rettile, la testuggine dalle zampe rosse (Chelonoidis carbonaria), utilizzando un test di giudizio cognitivo spaziale — metodologia ampiamente validata per determinare lo stato d’umore di base — in combinazione con prove comportamentali in contesti di ansia.

I risultati hanno mostrato che, analogamente a quanto osservato in mammiferi e uccelli, gli individui mantenuti in condizioni ambientali adeguate manifestavano un umore ottimistico, avvicinandosi più rapidamente a posizioni ambigue situate vicino a un’area precedentemente associata a una ricompensa. Questo atteggiamento ottimistico è stato confermato anche dalle correlazioni tra le performance nel test cognitivo e i comportamenti osservati nei test d’ansia: gli individui più “ottimisti” mostravano risposte meno ansiose di fronte alla novità.

Questi risultati ampliano in maniera significativa le attuali conoscenze sulle capacità affettive e cognitive dei rettili e rivestono un’importanza rilevante non solo per la corretta gestione del loro benessere, ma anche per una comprensione più profonda dei percorsi filogenetici legati agli stati affettivi.

Sviluppo dello studio

Lo studio ha coinvolto 15 testuggini dalle zampe rosse (Chelonoidis carbonaria) allevate in un centro specializzato, tutte tenute in condizioni ambientali standardizzate, benessere garantito e routine quotidiane costanti. L’obiettivo era quello di indagare la presenza di un possibile stato d’animo di fondo — ovvero una forma di “umore” — attraverso un approccio multidimensionale combinando una prova di giudizio cognitivo spaziale con test comportamentali di risposta all’ansia. La metodologia si è ispirata ai paradigmi già validati su mammiferi e uccelli, ma raramente applicati ai rettili.

Il primo passaggio ha riguardato un addestramento individuale per ciascuna testuggine, durante il quale gli animali imparavano ad associare due posizioni differenti a esiti contrastanti: in un’estremità della pista sperimentale veniva collocata una ricompensa alimentare (pezzetti di mango o carota), nell’altra invece non c’era alcun cibo. L’apprendimento si è rivelato efficace in tutti i soggetti, che hanno dimostrato di saper discriminare con sicurezza tra le due aree. Una volta completata la fase di addestramento, i ricercatori hanno introdotto delle posizioni “ambigue”, intermedie rispetto alle due note, per valutare la propensione degli individui ad avvicinarsi o meno. Il tempo impiegato per raggiungere tali posizioni (latenza) è stato utilizzato come indicatore del cosiddetto “bias cognitivo”: tempi più rapidi sono stati interpretati come un atteggiamento ottimistico, mentre tempi lunghi come segnale di un orientamento più pessimista.

In parallelo, le stesse testuggini sono state sottoposte a due test di ansia comportamentale: il primo consisteva nell’introduzione di un oggetto nuovo all’interno del recinto, per osservare le reazioni spontanee (esplorazione, ritrazione, latenza al movimento), mentre il secondo prevedeva il posizionamento dell’animale in un ambiente completamente nuovo, con il monitoraggio della velocità di ripresa dell’attività locomotoria. Entrambi i test hanno fornito dati complementari al giudizio cognitivo: le testuggini che si sono mostrate più esplorative e meno ritratte di fronte alla novità, erano anche quelle che si avvicinavano con maggiore rapidità agli stimoli ambigui, suggerendo una corrispondenza tra atteggiamento “ottimistico” e minore ansia.

A livello etologico, un parametro rivelatosi particolarmente utile è stato l’“estensione del collo”: un comportamento già descritto nei cheloni come potenziale indicatore di stato emotivo positivo, e che in questo studio si è associato in modo coerente sia al bias cognitivo che ai risultati dei test di ansia. In aggiunta, è stata esaminata l’influenza della lateralizzazione cerebrale, osservando se la posizione della testa al momento dell’avvicinamento agli stimoli (destra vs sinistra) avesse qualche relazione con il tipo di risposta comportamentale — un’ipotesi che ha ricevuto alcuni riscontri ma che merita ulteriori approfondimenti.

Il rigore sperimentale è stato garantito da un disegno controbilanciato, con ordine casuale dei test e osservatori indipendenti per ridurre bias. Inoltre, è stato valutato il possibile effetto dell’interazione con i ricercatori (positiva o negativa) sul comportamento degli animali, elemento che ha evidenziato come anche nei rettili la familiarità e la qualità dell’interazione con l’essere umano possano influire sullo stato emotivo percepito.

Conclusioni

I risultati di questo studio rappresentano una pietra miliare nella comprensione della dimensione affettiva nei rettili, un gruppo spesso trascurato negli studi sul benessere animale. Per la prima volta, è stato dimostrato in maniera sistematica che le testuggini dalle zampe rosse (Chelonoidis carbonaria) possono esprimere un vero e proprio stato d’animo di fondo — un “umore” — in grado di influenzare sia le decisioni cognitive che le risposte comportamentali all’ambiente. L’emergere di un orientamento ottimistico in condizioni di benessere e la coerenza con indicatori comportamentali di minore ansia rafforzano l’ipotesi che i rettili non siano creature puramente reattive, ma individui dotati di una propria interiorità emotiva.

Questo studio non solo apre nuove prospettive per la ricerca comparata sul funzionamento delle emozioni lungo l’albero evolutivo, ma pone anche questioni cruciali per la gestione e la tutela di questi animali. Se le testuggini sono in grado di provare uno stato affettivo di base, allora il loro benessere psicologico — non solo fisico — dovrebbe essere riconosciuto e garantito, soprattutto in contesti di cattività, allevamento o riabilitazione. In ultima analisi, la ricerca invita a superare la storica visione dei rettili come esseri “freddi” o primitivi e a riconoscere, anche per loro, la dignità di creature complesse e sensibili.


Credit foto in evidenza: Sophie Muszuti / University of Lincoln

Tags: ChelonoidisChelonoidis carbonariaricercastudiotartarugatartaruga terrestretartarughetestuggine

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