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Ritrovamento fossile in Siria: scoperta una tartaruga marina dell’Eocene sull’altopiano di Aleppo

Arturo Inturri by Arturo Inturri
5 Settembre 2025
in News, Pubblicazioni scientifiche
Ritrovamento fossile in Siria: scoperta una tartaruga marina dell’Eocene sull’altopiano di Aleppo
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Alhalabi, W.A., Martucci Neto, D.J., Ferreira, G.S., Bou Jaoude, I., Naser, H.M., Ayoub, J., Abboud, L., Shati, R., Koutsoukos, E.A.M. and Langer, M.C. (2025), Recovering lost time in Syria: a new Eocene stereogenyin turtle from the Aleppo Plateau. Pap Palaeontol, 11: e70026

Abstract

Sull’intera Piattaforma Arabica, resti fossili di tartarughe sono stati rinvenuti in depositi risalenti al Cretaceo. In Siria, tali resti risultano per lo più frammentari e provengono principalmente dai depositi fosfatici attorno a Palmira, così come dal sito archeologico pleistocenico di Nadaouiyeh Aïn Askar. In questo studio è riportata la scoperta di un nuovo genere e una nuova specie, Syriemys lelunensis, rappresentata da un calco interno completo del carapace, oltre ad alcune ossa del piastrone, del bacino e degli arti posteriori, alcune delle quali inglobate nel calco stesso. Il reperto è stato raccolto presso la cava di Al-Zarefeh, nei pressi di Afrin, nel Governatorato di Aleppo, e i foraminiferi estratti dalla roccia circostante indicano un’età riferibile all’Eocene inferiore. Syriemys lelunensis può essere assegnata al clade Pleurodiro Stereogenyini, sulla base di alcune caratteristiche morfologiche: il lobo craniale corto del piastrone, che non si estende oltre il margine anteriore del carapace; una sinfisi epipiastrale breve; e scudi gulare, extragulare e omerale molto ridotti. Syriemys lelunensis si distingue inoltre da tutti gli altri membri noti del gruppo per cui sia stato conservato il carapace, grazie alla presenza di tre tratti autapomorfici: sette ossa neurali che si estendono almeno fino alla settima costa, un osso nucale con margine craniale pari a metà della larghezza latero-mediale della sua parte più ampia, e un’incisura anale poco profonda formata da brevi processi xifipiastrali. Questa scoperta retrodata l’origine del clade Stereogenyini almeno all’Eocene inferiore, fornendo ulteriore supporto all’ipotesi di un’area di origine mediterranea per il gruppo. Infine, Syriemys lelunensis rappresenta la prima nuova specie di vertebrato estinto mai descritta in Siria.

Discussione con gli autori

Il ritrovamento della Syriemys lelunensis ha suscitato entusiasmo nella comunità paleontologica, non solo per l’eccezionale stato di conservazione del fossile, ma anche per il suo valore evolutivo e biogeografico. Si tratta, come confermato dagli autori dello studio, della prima specie fossile di vertebrato mai descritta dalla Siria, un traguardo importante per la scienza in una regione storicamente poco esplorata da questo punto di vista.

Il fossile è stato scoperto vicino Afrin, nel governatorato di Aleppo, all’interno della cava Al-Zarefeh. È lì che, nel cuore di strati geologici risalenti all’Eocene inferiore (circa 50 milioni di anni fa), è stato rinvenuto un esemplare completo nel suo calco interno, con tracce del piastrone e delle ossa pelviche e posteriori. Le analisi condotte sul materiale circostante, ricco di foraminiferi fossili, hanno confermato la sua antichità.

Secondo il paleontologo Gabriel Ferreira, primo autore dello studio e ricercatore presso l’Universidade de São Paulo (USP), si tratta di “una scoperta senza precedenti in Siria”. Ferreira ha inoltre dichiarato:

“La Syriemys lelunensis è un importante tassello per comprendere l’evoluzione dei Pleurodiri marini e suggerisce che l’origine del gruppo Stereogenyini potrebbe risalire a un’area mediterranea e a un’epoca più antica di quanto ritenuto finora.”

Questa nuova specie, infatti, presenta caratteristiche morfologiche che la collocano con sicurezza all’interno dei Stereogenyini, un gruppo estinto di tartarughe marine appartenente al ramo Pleurodira, noto per la retrazione laterale del capo. Le peculiarità anatomiche che giustificano l’istituzione del nuovo genere includono una combinazione unica di elementi del carapace e del piastrone, come la presenza di sette ossa neurali che si estendono fino alla settima costa e un margine craniale dell’osso nucale particolarmente stretto.

Come sottolineato dal coautore Dr. Torsten Scheyer, dell’Università di Zurigo:

“Le sue caratteristiche morfologiche non si trovano in nessun altro membro conosciuto di questo gruppo, rendendola una nuova aggiunta importante alla nostra comprensione dell’evoluzione delle tartarughe marine.”

Ma oltre all’interesse scientifico, la scoperta porta con sé un importante valore simbolico. La Siria, oggi conosciuta più per le sue difficoltà geopolitiche che per la ricerca scientifica, si afferma per la prima volta nel panorama della paleontologia dei vertebrati con una scoperta che ha già fatto il giro del mondo.

Il dott. Ferreira conclude:

“Questa scoperta dimostra il potenziale ancora nascosto di molte regioni sottostudiate. Anche in tempi difficili, la scienza può trovare la sua strada e aprire nuove finestre sul passato della Terra.”

La Syriemys lelunensis, dunque, non è solo un fossile: è una testimonianza di resilienza, sia biologica che umana, e una nuova chiave per ricostruire le rotte evolutive che hanno attraversato i mari dell’antico Mediterraneo.

Tags: ricercasiriastudioSyriemys lelunensistartarugatartaruga acquaticatartaruga marinatartarughe

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