In Nuova Zelanda cresce la preoccupazione: negli ultimi anni il numero di tartarughe da compagnia ritrovate libere nei fiumi, stagni e corsi d’acqua di South Island è in continuo aumento. Secondo il Turtle Rescue and Rehoming out a Christchurch, servizio locale dedicato al recupero di questi animali, sono già oltre 100 gli esemplari abbandonati e raccolti negli ultimi otto anni.
Donna Moot, che gestisce il centro, afferma che la struttura è ormai al limite: “I miei acquari sono pieni, i miei stagni sono pieni… non so dove metterne altri… ma devo prenderli perché non c’è nessun altro che lo faccia qui“.
La preoccupazione principale riguarda il periodo subito dopo il letargo invernale, quando questi rettili emergono e diventano visibili, ma anche più vulnerabili. Tra le specie più segnalate figura la Trachemys scripta elegans, considerata una delle specie invasive più pericolose al mondo. Queste tartarughe, originarie del Nord America, sono onnivore, vivono molti decenni, e non avendo predatori naturali in Nuova Zelanda possono causare danni alla biodiversità: competizione per cibo, predazione su specie autoctone, consumo di vegetazione acquatica, alterazioni nella qualità dell’acqua.
Un caso emblematico è avvenuto a Tapawera, dove una di queste tartarughe è stata trovata nel filtro di un impianto di depurazione dopo le piene invernali: probabilmente è stata trasportata lì dalle acque gonfie di torrenti e ruscelli. Inoltre, il distretto di Tasman segnala altri avvistamenti in zone come il lago Killarney, con un grande sforzo da parte della comunità per catturare gli individui segnalati.
Le autorità biologiche locali mettono in guardia: con l’innalzamento delle temperature, problemi come la deposizione delle uova in ambiente selvatico (attualmente raro) potrebbero aumentare, rendendo possibile che le popolazioni invasive si stabiliscano permanentemente.