Il numero di tartarughe spiaggiate è salito in maniera esponenziale negli ultimi giorni. I ritrovamenti delle carcasse di Caretta Caretta sono cominciati ad ottobre ed il numero sembrava essersi assestato prima intorno ai 30 e poi intorno ai 40 esemplari. Numeri, questi ultimi, preoccupanti ma lontani da quelli degli ultimi giorni. Infatti il conteggio era arrivato martedì a 100 tartarughe, per poi crescere fino a 150 in meno di 48 ore.
In un primo momento si era pensato ad un motivo alimentare, visto che nelle zone dei ritrovamenti sono presenti allevamenti di cozze. Ma l’aumento delle morti nelle ultime ora sta facendo avanzare l’ipotesi di un possibile virus ed infatti proprio ieri si sono riuniti gli uomini del progetto Netcet e gli esperti delle regioni italiane (dall’Emilia Romagna in su) e delle nazioni dirimpetto che si affacciano sull’Adriatico.
Infatti i ritrovamenti sono avvenuto nella laguna di Grado, in provincia di Gorizia, e sugli appena 50km di litorale tra Milano Marittima e Riccione. Si pensa che l’esclusione delle coste istriane, dalmate e venete sia solo dovuta ai fenomeni atmosferici, quindi si suppone che la moria sia avvenuta in un solo punto del mare non ancora ben definito e che le forti correnti abbiano poi portato le carcasse sulle spiagge friulane ed emiliane.
All’incontro tenutosi ieri nell’Istituto di Veterinaria dell’Università di Padova, ha partecipato anche Francesco Zuppa come delegato per il Friuli Venezia Giulia, il quale ha tenuto a precisare che: «Dallo stato delle carcasse si capisce che fino al momento della morte le tartarughe erano sicuramente sane, quindi sono state colpite da una morte fulminea».
Solo dopo gli esami necroscopici di tutte le tartarughe si potrà capire qualcosa in più. Per ora gli esami sulle prime tartarughe evidenziano ferite da pesca, ma il numero elevato di carcasse fa pensare ad altro.