Sull’isola caraibica di Saint Lucia si è ufficialmente aperta la stagione di caccia alle tartarughe marine, nella quale per tre mesi numerosi esemplari vengono catturati con le reti da pesca e, se non muoiono annegati in esse, vengono brutalmente uccisi a colpi di machete prima di essere esposti al mercato.
La biologa marina Christine Figgener, fondatrice di COASTS (progetto di ricerca e conservazione delle tartarughe marine, condotto dalla comunità nelle zone rurali del Costa Rica), ha chiesto provvedimenti immediati al governo locale affinchè venga sospesa la caccia alle tartarughe e imposto il divieto totale di uccisione di questi rettili in via d’estinzione.
Le spiagge di questa isola sono meta scelta per nidificare da ben quattro delle sette specie esistenti ma se nulla cambierà, nei prossimi venti anni potrebbero non esserci più deposizioni. Oltre alla caccia infatti, anche le uova delle tartarughe marine vanno a ruba ed il saccheggio delle camere d’incubazione potrebbe ampliare il problema ed anticipare la loro scomparsa.
È stato dimostrato che l’ecoturismo riguardante questi animali può generare un reddito triplo rispetto alla vendita di parti di tartarughe (uova, carne, corazza) e dunque il governo di St. Lucia deve comprendere che per le comunità locali, le tartarughe valgono molto di più da vive che da morte.
Nel mondo esistono quarantadue paesi che ancora permettono la caccia di tali rettili e per cercare di fermare la barbarie sull’isola caraibica, la Dr.ssa Figgener ha lanciato la seguente petizione, che anche lo staff di Tartapedia invita a firmare:
Ban the hunting and killing of sea turtles in St Lucia