L’erpetologo e conservatore pioneristico Archie Carr una volta affermò: «A tutti piacciono le Terrapene carolina».
Le tartarughe appartenenti al genere “Terrapene“, che si trovano in tutto il Nord America, hanno la capacità di chiudere ermeticamente il carapace con il piastrone, ritirando all’interno sia la testa che gli arti ed è proprio questa la caratteristica da cui deriva il nome comune di “tartaruga-scatola“.
(Ph: Gary Nasif ©)
Questa specie però, non piace soltanto dal punto di vista estetico o per il fine dell’allevamento privato ma è scelta anche come leccornia alimentare. Secondo il libro “North American Box Turtles: A Natural History” di C. Kenneth Dodd, non sarebbe una buona idea mangiare queste tartarughe.
I motivi sono attribuiti all’alimentazione delle “Terrapene carolina“, composta dal 15% al 55% da funghi tra cui anche specie velenose per l’uomo, come “Cyathus striatus” e “Russula emetica“. Come avviene nelle rane che mangiano insetti velenosi, il lento metabolismo delle tartarughe consente alle tossine di accumularsi anche nei tessuti, oltre che nel tratto digestivo.
Per cui potrebbe essere pericoloso cibarsi di questa specie anche se, ad oggi, gli unici casi riportati sono solamente un paio. Quello più diffuso riguarda dei minatori in sciopero nel 1902 nell’area di Scranton, in Pennsylvania, i quali si ammalarono dopo che, affamati, catturarono e mangiarono tartarughe selvatiche. Non c’è però alcun documento ufficiale che riporti la specie degli esemplari catturati e soprattutto, oltre al libro del naturalista Harold L. Babcock, non c’è alcuna fonte ufficiale che certifichi l’accaduto.
In definitiva, non sappiamo con certezza se mangiare “Terrapene carolina” possa causare un avvelenamento (o sia soltanto una leggenda metropolitana) e non si conoscono con certezza nemmeno i tempi utili affinchè le tartarughe si liberino delle tossine. Consigliamo perciò, di cibarsene solo in caso di estrema necessità.
Foto articolo: Ryan Wagner ©