Abstract
I piccoli di tartaruga marina affrontano numerosi ostacoli mentre si dirigono verso l’oceano dopo l’emersione dal nido. Uno di questi ostacoli è rappresentato dal Sargassum, una macroalga bruna galleggiante che può accumularsi in grandi quantità sulle spiagge, dalla Florida al Sud America. Questo studio ha esaminato la risposta fisiologica e la performance fisica di neonati di tre specie di tartarughe marine (Dermochelys coriacea, Caretta caretta e Chelonia mydas) dopo aver percorso un tragitto composto da 13 metri di sabbia e successivamente 2 metri di Sargassum con due differenti profondità. In tutte e tre le specie, la presenza di Sargassum ha aumentato significativamente il tempo impiegato per completare il percorso rispetto a un controllo di 15 metri privo di Sargassum. Dopo il tragitto, sono stati testati il riflesso di raddrizzamento e i livelli di glucosio nel sangue. Non sono state riscontrate differenze significative nei tempi di raddrizzamento o nei livelli di glucosio tra i diversi trattamenti all’interno delle singole specie. Durante i periodi di forte accumulo di Sargassum, i piccoli trascorrono più tempo sulla spiaggia tentando di attraversare l’alga, rimanendo così esposti più a lungo al rischio di predazione.
Discussione con gli autori
Tra i principali risultati emersi dallo studio, vi è l’impatto diretto del Sargassum sulla locomozione dei piccoli di tartaruga marina. In tutte le prove, i neonati delle tre specie studiate — Dermochelys coriacea, Caretta caretta e Chelonia mydas — hanno impiegato più tempo a percorrere il tragitto verso il mare quando si trovavano a dover attraversare tratti coperti da questo tipo di alga rispetto al percorso di controllo su sola sabbia.
Il rallentamento, spiegano gli autori, potrebbe avere importanti implicazioni ecologiche: «Durante le stagioni di alta marea di Sargassum, i piccoli di tartaruga trascorrono più tempo sulla spiaggia cercando di attraversare l’alga», ha dichiarato Justin Perrault, direttore della ricerca presso il Loggerhead Marinelife Center e autore senior dello studio. «Questo può renderli più vulnerabili alla predazione per un periodo di tempo più lungo».
Tuttavia, nonostante l’evidente impatto sul tempo di percorrenza, non sono state rilevate differenze significative nei livelli di glucosio ematico né nei tempi di raddrizzamento tra le diverse condizioni sperimentali. Un dato che, come sottolinea Perrault a Phys.org, «è interessante, perché suggerisce che lo sforzo fisico richiesto per superare il Sargassum non causa stress fisiologico misurabile nei neonati, almeno in termini dei parametri analizzati».
La ricerca è stata condotta in condizioni controllate, con percorsi sperimentali su sabbia e con due diversi spessori di Sargassum fluitans, replicando così scenari di campo. I test si sono svolti nel periodo compreso tra il 25 agosto e il 14 settembre 2023 a Juno Beach, Florida, utilizzando esemplari nati in cattività da uova raccolte durante i monitoraggi della stagione riproduttiva.
«Questo studio – conclude Perrault – rappresenta un passo importante per capire meglio come i cambiamenti nelle condizioni costiere possano influenzare il successo delle tartarughe marine neonate durante la loro corsa iniziale verso il mare».
Conclusioni
Lo studio ha evidenziato come la presenza di accumuli di Sargassum sulla spiaggia possa influenzare significativamente il comportamento locomotorio dei piccoli di tartaruga marina. In tutti e tre i taxa esaminati, l’aggiunta di Sargassum lungo il percorso verso il mare ha determinato un aumento del tempo di attraversamento rispetto al controllo su sola sabbia. Tuttavia, l’esposizione a queste condizioni non ha indotto alterazioni significative né nei livelli di glucosio ematico né nei tempi di raddrizzamento, suggerendo che, dal punto di vista fisiologico, i neonati sembrano tollerare bene lo sforzo aggiuntivo richiesto per superare l’ostacolo vegetale.
Questi risultati suggeriscono che, sebbene Sargassum non comprometta direttamente lo stato fisiologico immediato delle tartarughe, potrebbe comunque aumentare il rischio predatorio, prolungando la permanenza sulla spiaggia in un momento critico e vulnerabile della loro vita.
Nel complesso, lo studio offre una prima base scientifica utile per future ricerche sul tema e per eventuali strategie di gestione costiera in presenza di eventi di massiccio spiaggiamento di Sargassum, sempre più frequenti a causa delle alterazioni climatiche globali.
Credit foto in evidenza: Abbey M. Appelt, Florida Atlantic University