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Gusci di G. agassizii realizzati con stampa 3D per “rieducare” i predatori

Domenico Vitiello by Domenico Vitiello
4 Febbraio 2016
in News, News dal mondo
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Il calo del numero di Gopherus agassizii nel sud-ovest degli Stati Uniti negli ultimi anni, ha attirato l’attenzione di un gruppo di ambientalisti che ha sviluppato una tecnica tutta nuova per “educare” i predatori a non cacciare queste tartarughe.

Inizialmente gli ambientalisti hanno lavorato per creare una serie di conchiglie, realizzate con stampa 3D e simili ai gusci delle Gopherus, per ingannare i corvi affamati che, troppo spesso, prendono di mira le baby tartarughe per mangiarle.

Questo metodo però, non ha funzionato a causa della sorprendente intelligenza dei corvi. Così, invece di creare semplicemente conchiglie-esca per distrarre i corvi, si è pensato di creare carapaci artificiali per cercare di avviare un programma di rieducazione dei corvi.

Il piano è quello di posizionare questi gusci da richiamo dopo averli cosparsi di una sostanza non tossica che per i corvi risulta altamente sgradevole. Così facendo, i corvi si renderebbero conto in breve tempo che stanno beccando qualcosa di sgradevole e soprattutto che non concede alcuna ricompensa, arrivando così alla conclusione che cacciare le tartarughe comporta solo una spesa inutile di energie.

guscio 3D tartaruga del deserto

Questi particolari gusci son stati creati grazie alla collaborazione tra la “Hardshell Labs” e “Autodesk” e son stati dotati di sensori capaci di registrare le reazioni dei predatori nei confronti appunti di questi “faux-shell“, utili poi per effettuare tutte le migliorie necessarie ad aumentare l’efficacia.

Il test iniziale è cominciato col posizionamento di tre esche ma si spera di poter posizionarne almeno 50, monitorate anche da telecamere.

Queste le parole di William Boarman, uno dei ricercatori del progetto: «Circa 15 anni fa, abbiamo utilizzato modelli di polistirolo di baby tartarughe che erano molto lontani nell’aspetto rispetto ai modelli 3D di oggi. Quasi il 40% di quei modelli furono attaccati da corvi quindi siamo sicuri che con quelli in 3D, molto più realistici, funzionerà molto meglio. Stiamo testando per vedere se anche altri predatori di tartaruga, come i coyote e le volpi pigmee, rispondono alle esche. Se così fosse, potremmo utilizzare i modelli per la loro formazione e quindi far sviluppare l’avversione a non mangiare tartarughe. Le applicazioni di tale tecnica per la conservazione sono davvero molto ampie»

gusci esca 3D tartaruga del deserto

Ma quanto son buoni questi falsi? Tatjana Dzambazova di Autodesk pensa che ingannare i corvi sarà una scommessa sicura. Ha mostrato ai colleghi dei gusci e loro, anche sapendo che stavano guardando anche quelli finti, hanno avuto molta difficoltà a distinguerli da quelli veri. Questo significa che i corvi ignari hanno ancora meno probabilità di individuare il falso. Naturalmente, c’è sempre la possibilità che essi possano rilevare l’inganno con altri mezzi, ma Hardshell Labs è pronto a rispondere a qualsiasi escamotage i corvi potrebbero trovare.

 

 

 

Tradotto da 3dprint.com

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