Lo scorso 26 luglio, grazie alla conferma e successiva messa in sicurezza di un nido a Catania e di due in provincia di Siracusa, la Regione Sicilia ha ufficialmente infranto il proprio record dell’anno 2020 di 96 nidificazioni individuate durante una singola stagione, con a disposizione ancora qualche mese per incrementarlo.
Dopo dieci giorni i numeri sono costantemente in crescita, per un totale momentaneo giunto a quota 111 deposizioni più una schiusa a sorpresa, distribuite principalmente nella parte orientale dell’isola. La provincia di Siracusa domina sulle altre grazie ai 47 nidi individuati, seguono quasi appaiate tra di loro le province di Agrigento con 26 nidi (di cui ben 12 a Lampedusa) e Ragusa con 24 nidi. Ad arrotondare queste cifre ci sono la provincia di Trapani con 8 nidi, quella di Catania con 5 nidi e infine quella di Messina con appena due deposizioni individuate.
«Sono contenta della sempre più consapevolezza delle persone nel convivere con questi bellissimi animali e sono grata a tutte le persone che, collaborando, hanno permesso questo traguardo» ha dichiarato la Dr.ssa Oleana Olga Prato, biologa marina e operatrice del “Progetto Tartarughe” del WWF Italia, la quale ha ispezionato centinaia di tracce di emersione, confermando oltre settanta deposizioni siciliane.
Attualmente in Italia sono stati rinvenuti 321 nidi, di cui 318 grazie al quotidiano monitoraggio attivo di enti, associazioni e volontari o a seguito di segnalazioni da parte di bagnanti e di turisti mentre i restanti 3 a seguito di schiuse a sorpresa. Dunque, esattamente il 35 per cento di tutte le deposizioni italiane messe in sicurezza nell’anno in corso sono presenti in Sicilia, in pratica oltre un nido su tre.
Gli sforzi per la conservazione della Caretta caretta e la rete di volontariato creata principalmente nelle province orientali dell’isola stanno dando i frutti sperati. Negli ultimi anni inoltre, regioni come la Calabria, la Campania e la Sicilia hanno registrato aumenti record dei nidi di tartaruga marina, proiettando l’immagine del sud Italia come un santuario per questi rettili, sperando poi che le migliaia di schiuse possano implementare nei prossimi anni ancora più il numero di esemplari che depongono sulle nostre coste.