Nello stato di Nabeul, nel nord-est della Tunisia, le tartarughe che vivono nella diga di Chiba stanno affrontando una vera e propria battaglia per la sopravvivenza, a causa della forte siccità che ha colpito il Paese. Secondo statistiche ufficiali pubblicate lo scorso gennaio, il tasso di riempimento della diga è stato dell’appena lo 0,1%, cioè 2000 m³ su una capacità di circa 3,8 milioni di m³.
Decine di esemplari che vivono in questa area della diga stanno cercando di spostarsi nelle zone in cui permangono ancora macchie d’acqua ma il fango presente sul fondale sta impedendo loro di farlo. Youseef Al-Jarbi, attivista ambientale della città di Nabeul, ha affermato che «ci si aspetta che la siccità si prolunghi con l’avvicinarsi dell’estate e soltanto un autunno ricco di piogge potrebbe fare tornare la diga al suo stato normale».
Di fronte a questa situazione, il Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse Idriche e della Pesca ha deciso di vietare temporaneamente alcuni usi idrici e di istituire un sistema di razionalizzazione strutturale. Fino a settembre 2023, è fatto divieto di utilizzare l’acqua potabile, fornita dall’Azienda Nazionale, nelle attività agricole, nell’irrigazione, per la pulizia dei luoghi pubblici e per il lavaggio delle auto.
Pochi giorni fa un team di ricercatori dell’Institut National des Sciences et Technologies de la Mer, coadiuvati da funzionari ministeriali, è riuscito a mettere in salvo 26 esemplari di Mauremys leprosa, che versavano in condizioni critiche. Le tartarughe, appartenenti ad una specie vulnerabile che vive nei paesi del bacino del Mediterraneo, sono state trasferite in una sorgente d’acqua naturale adiacente alla diga.
Muhammad Al-Bannai, membro dell’Association de Protection du Littoral à Maâmoura, ha dichiarato all’agenzia di stampa “Tunis Africa Press“: «la maggior parte degli esemplari di Mauremys leprosa si trova oggi in Tunisia ma rischia di estinguersi a causa dei cambiamenti climatici, che negli ultimi quattro anni hanno portato al prosciugamento delle dighe nel Paese».
Negli ultimi giorni sta continuando il follow-up scientifico e tecnico da parte degli esperti dell’INSTM e delle autorità governative al fine di conservare questa ricchezza ecologica ma, nonostante la maggior parte degli esemplari non rischia di essere esposto a condizione critica in un breve lasso di tempo, sono state trovare dieci tartarughe già decedute per l’eccessivo caldo da cui non è possibile ripararsi, vista la scomparsa della vegetazione.