In una calda giornata del lontano settembre 1835, Charles Darwin incontrò il suo primo esemplare di tartaruga gigante sull’isola di Chatham, nell’arcipelago delle Galapagos.
Dopo aver visitato altre isole vicine, si rese conto che ognuna di esse aveva la propria popolazione di tartarughe giganti, con leggere differenze tra loro. Infatti gli indigeni sapevano riconoscere tali differenze e riuscivano ad identificare l’isola di provenienza di ogni esemplare.
Darwin fu colpito da questi rettili a tal punto da portarsene alcuni in Europa come animali da compagnia. Questo suo stupore diede il via al cambiamento della comprensione del mondo naturale.
Le prime tartarughe giganti hanno raggiunto le isole tra i tre ed i due milioni di anni fa, arrivando dal Sud-America attraverso l’oceano. Infatti, nonostante non sappiamo nuotare, la conformazione del guscio ed il lungo collo hanno permesso loro di galleggiare e fluttuare per centinaia di chilometri, aiutate anche dalla capacità di restare senz’acqua e senza cibo per settimane e dalla capacità che hanno le femmine di conservare per diversi anni lo sperma maschile.
Un esempio di questa loro incredibile abilità si è avuto nel 2004: una “Aldabrachelys gigantea” è arrivata in Tanzania, a ben 740 km dal suo habitat. Il suo carapace era ricoperto di balani, indice delle diverse settimane trascorse in mare.
Si può quindi affermare che le tartarughe giganti siano stati i primi grandi vertebrati non volanti a colonizzare le isole e l’assenza di altri erbivori (come per es. i bovidi) ha permesso loro di “modellare” a piacimento gli ecosistemi.
Nonostante l’evidenza data dai reperti fossili, dalla genetica e dall’osservazione diretta delle traversate oceaniche, alcuni ricercatori suppongono che la colonizzazione avvenuta alle Seychelles da parte di queste tartarughe non sia stata naturale poiché le correnti oceaniche di quel periodo geologico avrebbero spinto loro nel verso opposto e quindi affermano che siano state portate dai primi coloni, circa 4000 anni fa, come animali domestici.
Tuttavia, molti altri scienziati hanno sottolineato che non vi sono prove archeologiche su quanto affermato dai colleghi, come quelle presenti invece per il pollame. Inoltre, nel corso degli ultimi anni il livello del mare e la geologia son cambiati drasticamente e suggeriscono che le correnti oceaniche differivano da quelle supposte.
Ad oggi, la tesi della colonizzazione avvenuta tramite la “navigazione” oceanica è la più probabile.
Fonte: www.theguardian.com