«Ho 560 esemplari di tartarughe di dimensioni comprese tra i 5 ed i 12 centimetri e posso farle viaggiare attraverso tutta l’India e farle arrivare anche in Malesia e in Sri Lanka, poiché conosco persone utili nei rispettivi aeroporti».
Questa conversazione, avvenuta in un centro commerciale di Bangkok, è stata registrata da un informatore che si è finto essere un acquirente ed ha permesso di incastrare il famigerato trafficante Wasim Sheriff, alias Mona o Machli, il quale era riuscito ad eludere le autorità per anni.
L’arresto è stato eseguito in India nell’ottobre 2017, all’interno dell’operazione segreta condotta dalla “Wildlife Justice Commission” e denominata “Operation Dragon“, che ha portato all’identificazione di 200 potenziali acquirenti e di otto criminali che operavano attraverso vari stati asiatici.
L’indagine ha confermato che la testuggine stellata indiana (Geochelone elegans) è la specie più trafficata nel commercio illegale mondiale di animali da compagnia. L’aeroporto di Chennai, nel sud dell’India, è stato a lungo il fulcro del loro contrabbando, con migliaia di esemplari esportati ogni anno.
Con l’intensificarsi della repressione, i trafficanti hanno cercato rotte alternative e così lo Sri Lanka è diventato il nuovo hub per il contrabbando di tartarughe e animali selvatici. L’evento che ha portato alla luce il coinvolgimento dello stato cingalese si è verificato nel giugno 2017, quando la “Sri Lankan Navy” ha intercettato un gommone proveniente dall’India che trasportava oltre duemila Geochelone elegans vive.
I funzionari doganali del “Bandaranaike International Airport” negli ultimi anni hanno effettuato il sequestro di diversi esemplari trovati in possesso di passeggeri. Il caso più recente, ad ottobre scorso, ha portato all’arresto di due indiani e di un cittadino cingalese che hanno tentato di esportare un carico di 223 testuggini stellate.
«Sarebbe stata un’occasione d’oro per lo stato per indagare sulle radici del contrabbando di questi rettili» ha affermato delusa Samantha Gunasekara, ex capo della “Biodiversity Protection Unit”. In Sri Lanka infatti, i fermati riescono facilmente ad evitare il carcere, dichiarandosi colpevoli e pagando una multa.
I trafficanti si sono organizzati in modo esemplare, coinvolgendo in primo luogo gli abitanti dei villaggi, i quali raccolgono gli animali allo stato brado. Questi poi, allevano gli esemplari fino a quando un “operatore” non li vende ad un intermediario, il quale a sua volta li “stocca” in un rifugio in attesa della tratta.
Sebbene nel 2019 le testuggini stellate siano state elencate nell’Appendice I della CITES, la sua efficacia dipende da come e quanto collaborino tra loro i paesi coinvolti nel traffico transfrontaliero. L’India ha già rafforzato i meccanismi di applicazione delle leggi, sensibilizzando anche le forze dell’ordine locali sulla gravità del problema del commercio di specie selvatiche. È arrivato il momento che anche lo Sri Lanka si decida ad intervenire in maniera netta, magari prendendo esempio da quanto fatto nella vicina India.
Fonte: news.mongabay.com