Il 10 novembre 2021, Tartapedia ha compiuto i suoi primi dieci anni, grazie all’impegno di tutti coloro che collaborano ai nostri piccoli risultati e grazie alla costante presenza e supporto di chi ci segue.
Per celebrare l’occasione abbiamo reso la decima edizione del nostro Calendario cartaceo un pizzico più speciale delle precedenti. Al suo interno infatti, sono stati inseriti gli estratti delle interviste che abbiamo condotto a sei figure di spicco del panorama italiano delle tartarughe e delle testuggini.
Dal 25 gennaio e per i successivi quattro martedì, pubblicheremo le interviste integrali qui sul nostro portale. Dopo l’intervista al Dr. Andrea Affuso, al naturalista Francesco L. Leonetti, alla biologa marina Chiara Mancino e all’esperto allevatore Davide Carlino, ecco di seguito le interessanti risposte di Riccardo Cavalcante e Silvia Fiore, responsabili del “Centro Emys Piemonte”:
Salve ragazzi, ci raccontate di quando e come è nata la vostra passione per le testuggini?
Riccardo: sono sempre stato attratto dalla varietà delle forme di vita, in particolare per quelle che tendenzialmente suscitano timore nella maggior parte delle persone: rettili, anfibi e invertebrati, in particolare i ragni. Con le testuggini è nato l’amore quando ho iniziato ad approfondire alcuni aspetti del loro percorso evolutivo, sono rettili con caratteristiche uniche nel regno animale, ad esempio sono gli unici vertebrati a possedere cinto pelvico e cinto scapolare portati all’interno della cassa toracica!
Silvia: la mia passione per le testuggini c’è sempre stata in realtà, come verso ogni altro essere vivente. Ho scoperto il Centro Emys nel 2017 e sicuramente le conoscenze di questi animali sono aumentate lavorandoci insieme.
Da dove nasce la vostra attenzione per questa specie e come parte l’idea del Centro?
Dalla necessità di preservarla dalla scomparsa. In Piemonte, così come in moltissime altre zone d’Italia (per rimanere a livello nazionale), lo stato conservazionistico di questa specie è piuttosto grave. Alterazione e distruzione degli habitat naturali stanno gravemente minacciando la sopravvivenza di questa e moltissime altre specie animali e vegetali. Per questo motivo nel 2013, dopo aver seguito le attività di monitoraggio di Daniele Seglie (caro amico e stimato collega), ed aver toccato con mano le criticità legate alle Emys orbicularis decisi che avrei dovuto fare qualcosa; mi misi subito in cerca di bibliografia scientifica scoprendo che quello che avevo in mente esisteva già ad Albenga. Dopo alcuni anni di studio, confronto e di visite presso la struttura di Leca d’Albenga riuscii a trovare risorse e terreno per avviare quello che sarebbe poi diventato il “Centro Emys Piemonte” che nacque nel 2016.
Il vostro è un progetto molto giovane, quali risultati avete ottenuto ad oggi?
E quali sono quelli che vi hanno emozionato e soddisfatto di più?
I risultati ottenuti nei primi 5 anni sono stati positivi; stabulando i riproduttori all’interno di una struttura protetta da possibili predatori abbiamo contribuito all’aumento delle nascite, azzerando la predazione sui nidi e favorendo la sopravvivenza delle testuggini neonate; quest’ultime portate poi nel nostro laboratorio per il loro primo inverno: facendo così, riduciamo l’alto tasso di mortalità che coinvolge questa vulnerabile specie. Siamo molto soddisfatti di come procede il progetto, pur consapevoli che con un supporto maggiore potremmo fare molto di più.
Silvia: ogni risultato, anche piccolo, ottenuto al Centro è stato fonte di grande soddisfazione a fronte dell’impegno e la passione che mettiamo nel nostro lavoro. Sicuramente il risultato più emozionante è stato vedere la schiusa delle uova e il primo sguardo sul mondo delle neonate.
Riccardo: lavorare con una specie a rischio di estinzione è per me una cosa molto importante e che sicuramente mi dà un senso di soddisfazione personale, ma la cosa che mi ha emozionato di più, e che continua a farlo ancora oggi, è vedere una giovane testuggine in formazione dentro l’uovo, consapevole che quel piccolo e delicato essere ha il destino della sua specie (o almeno in parte) sulle sue spalle.. ehm, volevo dire carapace!
Silvia e Riccardo: un altro aspetto che ci ha regalato emozioni e stupore è quello legato alle attività di ripristino ambientale. Realizzare nuove aree umide che rispecchiano le esigenze ecologiche della nostra specie target e poterne seguire lo sviluppo è un’attività tanto faticosa quanto soddisfacente. Vedere le varie specie vegetali e animali che colonizzano lo specchio d’acqua negli anni, trovandosi ognuno il proprio posto, e seguire le dinamiche che si instaurano negli ambienti ripristinati è davvero interessante.
Quanti esemplari avete già riprodotto e rilasciato?
Attualmente abbiamo come esemplari riproduttori 13 testuggini, la cui progenie è ancora al Centro in attesa di poter partire verso una nuova casa non appena verranno avviati i primi progetti con gli Enti gestori delle Aree protette con cui collaboriamo.
Come avviene la scelta degli esemplari riproduttori?
E come funziona il ciclo riproduttivo?
La scelta dei riproduttori si basa sul loro stato di salute e sulla provenienza da aree differenti per promuovere la variabilità genetica nella prole.
Il ciclo riproduttivo si svolge intorno a marzo, dove inizia la copula fra maschio e femmina; tra giugno e luglio la femmina comincia la deposizione delle uova, che avviene su terreno asciutto e ben drenato, per evitare ristagni. Tra settembre e novembre infine, con l’arrivo delle piogge, le piccole cominciano a uscire dal nido.
Ci è comunque capitato più di una volta di assistere all’accoppiamento anche a inizio autunno.
Qual è la giornata “tipo” al Centro? Come funziona la vostra routine?
La giornata tipo al Centro Emys prevede sempre l’alimentazione e il controllo dello stato di salute delle nostre testuggini ma, in base alle diverse stagioni dell’anno, le esigenze per la loro conservazione differiscono.
Durante la primavera il nostro compito è quello di assicurarci che tutte le testuggini (giovani e adulte) si siano risvegliate dal letargo e cominci il periodo riproduttivo.
Durante l’estate ci occupiamo della ricerca dei nidi, controlliamo lo stato di salute delle giovani e misuriamo le piccole dell’anno prima, in modo tale da poter avere una stima dell’andamento di crescita.
Durante la stagione autunnale e invernale la maggior parte del lavoro si sposta in laboratorio, dove ci occupiamo delle neonate (che restano sveglie per il primo inverno).
Una fetta molto importante del tempo che passiamo al Centro viene occupata dai lavori di ripristino e manutenzione delle aree verdi, delle strutture e degli strumenti di lavoro.
Sappiamo che agite sul territorio regionale; è una scelta?
Avete mai pensato di espandere il progetto in altre regioni?
È una scelta data dalla necessità. Noi ci troviamo in Piemonte e certamente lavorare sul territorio in cui siamo nati e cresciuti ha aiutato molto, ma non ci poniamo limiti geografici, se non quelli dettati dalla distribuzione della sottospecie con cui operiamo.
Allevando E. o. hellenica abbiano un potenziale di reintorduzione piuttosto elevato, basti pensare che tutta la pianura padana e la costa orientale dello stivale sono occupate da questa sottospecie, motivo per cui, se dovessimo ricevere una proposta progettuale da un Ente Parco, piuttosto che un privato, proveniente dall’areale in cui è presente, abbiamo tutte le carte in regola per poter considerare l’opzione, anzi, sarebbe per noi piuttosto stimolante andare in trasferta per espandere il progetto.
Secondo voi perché, ad oggi, i centri che si occupano di Emys sono pochi?
Perché purtroppo non sono finanziati direttamente dagli enti che tutelano il territorio. Avviare un progetto del genere non è dispendioso solo nelle fasi iniziali, gli animali hanno bisogno di essere seguiti e controllati in tutte le loro fasi biologiche e non vanno mai in vacanza! Certamente sarebbe più facile se lo Stato si facesse garante di tutti quei progetti che mirano ad applicare la conoscenze sviluppate in anni di ricerche per la tutela della natura e di tutta la biodiversità (non intesa come varietà di pomodori o peperoni).
Le misure adottate per la lotta alle specie invasive vi sembrano efficaci? Si potrebbe fare di più?
Personalmente ritengo di no. Le ultime leggi in materia di esotici, in particolare quella legata alle specie di testuggini americane, hanno in realtà legato le mani a tante realtà che si occupavano del loro recupero, favorendo un ulteriore rilascio di massa da parte di quei proprietari che ancora possedevano degli individui e che, non avendo voglia di compilare i documenti per la loro denuncia, hanno pensato bene di liberarle in ogni dove, rilasciandone un discreto numero anche da noi, con tutte le conseguenze del caso.
Quali consigli sentite di poter dare a chi, come voi, vuole tutelare questa specie autoctona?
Perseverare, perseverare e perseverare. Non bisogna assolutamente farsi spaventare dai limiti burocratici e finanziari che spesso formano un vero e proprio muro per chi si affaccia a questo mondo.
Ringraziamo di cuore Riccardo Cavalcante e Silvia Fiore per la concessione di questa intervista e vi invitiamo a non perdere le news e gli interessanti articoli che quotidianamente vengono pubblicati sul nostro portale Tartapedia.it.