La relazione dannosa tra le tartarughe marine e l’inquinamento luminoso è stata studiata fin dagli anni ’80 e ad oggi è uno dei fattori che viene maggiormente considerato quando si parla della conservazione di questi animali. La luminosità infatti, è un importante strumento di navigazione per le piccole tartarughe appena nate, che istintivamente si dirigono verso l’area più splendente che di natura dovrebbe essere rappresentata dall’orizzonte marino.
In un’era di rapida espansione umana, spesso proprio lungo le coste per favorire il turismo, gli hatchlings possono essere facilmente disorientati e attratti dalla luce dei lampioni e degli edifici, correndo così un rischio maggiore di mortalità dovuta alla stanchezza, alla predazione, alla disidratazione o peggio all’incontro con le ruote di un veicolo.
Con l’aumento del numero di nidificazioni in Italia, negli ultimi anni sono aumentati anche gli episodi in cui le piccole Caretta caretta sono state vittime dell’antropizzazione delle spiagge e dei litorali. Uno dei più clamorosi di questa estate è avvenuto la notte tra il 18 e il 19 agosto a San Pietro in Bevagna (TA), dove da un nido non noto in precedenza sono nate trentanove tartarughine, di cui però solo ventiquattro si son dirette verso il mare.
Le restanti quindici purtroppo, sono state attratte dalla luminosità della litoranea e sono state schiacciate dai veicoli in transito. Al mattino seguente, non appena sono state rinvenute le prime piccole decedute sull’asfalto, è stata subito inviata segnalazione al CRTM dell’Oasi WWF “Policoro-Herakleia“. Sul posto sono giunti il responsabile Dr. Gianluca Cirelli, il coordinatore Mino Cosimo Manna e l’operatore Roberto Laviola, i quali hanno individuato la posizione esatta del nido ed hanno permesso ad altre sessanta baby tartarughe di raggiungere il mare in totale sicurezza.
Quello tarantino comunque non è stato l’unico episodio di questa estate ma la triste vicenda si è ripetuta anche nel messinese, esattamente a San Saba, dove decine e decine di hatchlings sono sbucati da sotto a gonfiabili lasciati in spiaggia e, a causa dei fuochi d’artificio, hanno perso l’orientamento sparpagliandosi su tutta la spiaggia e qualcuna anche in strada. Nel caso specifico, le piccole sono state subito recuperate dai presenti e sono state tutte rimesse in spiaggia in direzione mare. Sempre in Sicilia poi, il 25 agosto veniva rinvenuta sulla spiaggia di Agnone Bagni, frazione di Augusta (SR), una traccia lunghissima di un percorso tortuoso lasciata da una tartarughina disorientata, finita infine sul lungomare.
L’ultimo caso in ordine di tempo è avvenuto in Toscana, precisamente a Marina di Pisa. Qui, all’interno di uno stabilimento balneare, gli hatchlings sono stati fortemente distratti dalle tante fonti luminose e purtroppo, anche per la non tempestiva segnalazione agli addetti ai lavori, sono state diverse le carcasse rinvenute dopo qualche giorno sulla sabbia dagli operatori dell’associazione “tartAmare”.
L’Italia sta diventando sempre più una importante nursery per questi animali e dunque il governo, le associazioni e i gruppi di conservazione devono necessariamente mettersi al lavoro per mitigare tale tipo di inquinamento e incoraggiare anche i privati all’utilizzo di luci soffuse o di semplici filtri di colore giallo/arancio, utili a ridurre l’effetto attrattivo delle luci a led.
Il progetto di monitoraggio delle nidificazioni di Caretta caretta in Campania “CARETTAinVISTA“, coordinato dalla SZN “Anton Dohrn” di Napoli, ha lanciato un sondaggio per approfondire la percezione che i fruitori della spiaggia hanno di questo ambiente dopo il tramonto. Di seguito il link per compilarlo: La spiaggia di notte
Foto in evidenza: © Blair Witherington