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Col passare degli anni, l’antropizzazione delle spiagge e degli habitat costieri è in costante aumento. In particolare, in Italia, la percentuale di aree totalmente naturali e non inquinate è circa del 20%. In questo caos creato dall’uomo soprattutto sugli arenili sabbiosi, un numero record di nidi di tartarughe marine è stato individuato nell’attuale stagione di nidificazione italiana.
Gli esperti e i volontari dei vari enti e associazioni che quotidianamente monitorano le coste della nostra penisola hanno messo in sicurezza ad oggi più di 500 deposizioni, dunque già 35 in più rispetto alle 465 della stagione 2023 e quasi il quadruplo rispetto alle 129 del 2022. Questi nidi sono stati deposti tutti da esemplari appartenenti alla specie Caretta caretta, l’unica delle sette di cui si ha la certezza delle nidificazioni in Italia, e rappresentano il più alto numero mai registrato nella storia documentata.
Le principali aree di nidificazione sono sicuramente la costa sud-orientale siciliana, dove tra le province di Siracusa e Ragusa la biologa marina Oleana Olga Prato e i volontari da lei formati hanno identificato 108 nidi, e poi la cosiddetta “Costa dei Gelsomini” in Calabria, dove l’associazione “Caretta Calabria Conservation” ha messo in sicurezza 107 deposizioni. A queste due maxi aree va sicuramente aggiunto il Salento, con i 66 nidi rinvenuti dai “SEATURTLE Watcher“ del Centro Recupero Tartarughe Marine di Calimera (LE), seguito dalla costa cilentana con le 59 deposizioni censite dai partner del progetto “CARETTAinVISTA” della SZN “Anton Dohrn” di Napoli e infine le spiagge del Litorale Domitio che attualmente ospitano 24 nidificazioni identificate dai volontari dell’associazione “Domizia”.
Oltre queste realtà citate che rappresentano quelle con le maggiori deposizioni messe in sicurezza, bisogna citarne tante altre come per es. i vari altri gruppi del WWF Sicilia (38 nidi), i vari gruppi del WWF Calabria (22 nidi, a cui aggiungere quelli non comunicati della sezione “Vibo Valentia/Vallata dello Stilaro”), l’Oasi WWF Policoro (8 nidi in Puglia e 5 in Basilicata), la Riserva di Lampedusa (14 nidi), altri partner del progetto “CARETTAinVISTA” (9 nidi tra le province di Salerno e Napoli), la rete “TartaLazio” (9 nidi), i vari gruppi WWF Toscana con l’ARPAT e l’Università di Pisa (9 nidi), Legambiente Arcipelago Toscano (6 nidi a Pianosa e uno all’Elba), l’associazione “tartAmare” (5 nidi tra le province di Grosseto e Livorno), il gruppo GLIT e l’associazione “Delfini del Ponente APS” (4 nidi in Liguria), la Rete Regionale per la Conservazione della Fauna Marina Sardegna (3 nidi), Torre Guaceto e WWF Molfetta (3 nidi) e infine le realtà che stanno gestendo un nido a testa, come l’associazione “Aethusa” a Linosa, il “Centro Studi Cetacei” a Petacciato (CB), “Fondazione Cetacea” a Cupra Marittima (AP), l’OTB nel Parco Regionale della Maremma e il CRTM Legambiente di Manfredonia a San Menaio (FG).
Per alcuni di questi nidi sono già stati superati i 45/50 giorni di media d’incubazione e tanti hacthlings, guidati dalla luce dell’orizzonte e spesso dagli esperti che lottano contro l’inquinamento luminoso, hanno già raggiunto il mare. La specie affronta minacce derivanti dalla perdita dell’habitat, dai cambiamenti climatici che influenzano soprattutto le temperature di incubazione e dalle attività umane. Le Caretta caretta sono tra i rettili viventi più antichi e sono sopravvissute per milioni di anni, adattandosi alla vita oceanica e alle sfide naturali. Tuttavia, per la loro sopravvivenza alle minacce moderne, è fondamentale continuare a collaborare per impegnarsi insieme nella loro salvaguardia.
Credit foto in evidenza: Dr. Stephanie Köhnk, Sea Turtle Biologist del “The Olive Ridley Project“