“Perchè non lasciate fare alla natura?”
“Se la tartaruga ha scelto di deporre lì le uova, vuol dire che quella è la posizione giusta”
“Ma togliete le mani dai nidi!”
Queste sono solo alcune delle domande e delle frasi che una parte di commentatori, ignoranti in materia [dal lat. ignorans -antis, part. pres. di ignorare], esprime convinta di conoscere la verità e soprattutto di aver ragione assoluta.
Purtroppo però non è così e ciò si può ben comprendere dai dati che la stagione riproduttiva in corso ci ha già fornito. Su un totale di 126 nidi ad oggi censiti infatti:
- due sono stati scoperti a seguito di mareggiata che ha distrutto la camera d’incubazione e portato alla luce le uova oramai marce (entrambi in Puglia)
- uno a seguito di manomissione dello scavo da parte di ragazzini con scarsa educazione ambientale (Calabria)
- ventitré a seguito di schiusa a sorpresa da nidi non noti in precedenza (9 in Sicilia, 6 in Calabria, 3 in Campania, 2 in Puglia e in Toscana, 1 in Umbria)
I tratti costieri italiani sono sempre più caratterizzati da una forte antropizzazione, con litorali occupati da stabilimenti balneari e/o da locali notturni con musica a tutto volume e luci sparate in ogni direzione.
Appena due giorni fa, l’inquinamento luminoso ha condannato a morte almeno venti piccole tartarughe sulla spiaggia cilentana di Marina di Camerota (SA). Gli hatchlings disorientati dalle luci hanno sbagliato direzione e sono deceduti a causa della disidratazione e dei predatori, che hanno trovato un pasto facile da catturare.
Non è andata meglio in Sicilia, dove lo scorso 30 agosto fu scoperta una schiusa a sorpresa soltanto dopo il ritrovamento di diverse tartarughine schiacciate dalle auto sulla strada alle spalle della spiaggia di Costa Fenicia a Scoglitti, frazione di Vittoria (RG).
Questi due esempi possono far ben comprendere l’importanza del monitoraggio delle coste e dunque di come l’azione preventiva dell’uomo possa proteggere il futuro di questi preistorici animali, sopravvissuti a disastri planetari ma che potrebbero scomparire a causa delle nostre azioni.
Senza dimenticare che molte deposizioni sono state rinvenute a pochi metri dalla battigia e spesso perchè l’esemplare era stato bloccato da ostacoli lasciati sull’arenile (come ombrelloni, sdraio, ecc) o da presenti in spiaggia che hanno disturbato la povera futura mamma. In questi casi la segnalazione della nidificazione agli organi competenti e il conseguente trasloco della camera d’incubazione sono fondamentali per salvare l’intera covata.