Da quando ad inizio maggio il vulcano Kilauea dell’isola Hawaii ha iniziato ad eruttare, sono stati tanti i video postati in rete che riprendono la lava avanzare come un fiume in piena, mentre inghiotte tutto ciò che incontra davanti, o che immortalano il momento in cui cola a mare e crea gigantesche fumate.
Ci sono, purtroppo, anche filmati che a guardare fanno male, come quello caricato in rete a giugno da Travis Sanders (residente nel distretto di Puna) e che mostra una tartaruga verde nuotare all’impazzata dopo essere rimasta intrappolata nella famosa pozza “Champagne Ponds” nella baia di Kapoho. La povera “Chelonia mydas” non riesce a fuggire verso l’oceano poichè la lava ha chiuso le vie di fuga e non riesce a salire a terra a causa delle rocce e poco dopo scompare nel buio dell’acqua.
Nel video si vede anche che Sanders testa la temperatura dell’acqua con una mano, scottandosi, ma nonostante ciò ha raccontato di aver spento la camera e cercato di aiutare come poteva la tartaruga. Quando è riuscito ad afferrarla però, era troppo tardi e le sue pinne si sono letteralmente disciolte.
«E’ difficile dire esattamente quale sia la temperatura massima sopportabile per una tartaruga marina ma sicuramente i primi segnali di stress si manifestano sui 35°C» ha affermato Terry Norton, veterinario e direttore del “Georgia Sea Turtle Center“. «Non sappiamo quante tartarughe siano rimaste intrappolate in questa baia ma le tartarughe riescono a percepire l’aumento della temperatura e la maggior parte hanno avuto il tempo di nuotare via, lontano dall’eruzione».
Gli esemplari trovati senza vita sono già sette e sicuramente ce ne sono altri in pericolo. Nonostante la presenza di tartarughe marine sia in calo in quasi tutto il mondo, qui alle Hawaii le “Chelonia mydas” sono aumentate del 53% negli ultimi 25 anni, grazie soprattutto alle leggi a favore della loro protezione.
Secondo George Balazs della “National Oceanic and Atmospheric Administration” (NOAA) ci sono più motivi che lasciano sperare che il bilancio dell’eruzione sulle tartarughe marine non sia così grave come alcuni temono. Inoltre, non ci sono siti di nidificazione sull’isola geologicamente attiva.
In sintesi, per Balazs, tutto ciò è molto triste ma è improbabile che le poche morti causate dalla lava influenzino il continuo recupero della popolazione di “Chelonia mydas“. Dall’altra parte, il “Department of Land and Natural Resources” invita a salvare o segnalare ogni singolo esemplare che è in pericolo, poichè “nel mondo moderno la natura ha bisogno di tutto l’aiuto possibile!”
Tradotto da www.nrdc.org