I pericoli e i danni causati dalle plastiche e dalle microplastiche agli oceani e ai suoi abitanti sono ben noti e sono stati messi sotto la lente d’ingrandimento in diversi articoli di ricerca scientifica. Ai tanti particolari e strambi rifiuti che vengono ingeriti per errore dalle tartarughe marine, negli ultimi tre anni si sono aggiunte anche le mascherine chirurgiche, utilizzate in numero stratosferici durante la pandemia di Covid-19.
Per la prima volta nello stato brasiliano di Espirito Santo, i veterinari dell’Instituto de Pesquisa e Reabilitação de Animais Marinhos (IPRAM) hanno recuperato i resti di tale dispositivo medico dallo stomaco di una tartaruga marina rinvenuta senza vita a Orla de Camburi, a Vitória, a fine agosto.
Secondo il veterinario Leandro Egert che ha partecipato all’autopsia della giovane Chelonia mydas, la percentuale di rifiuti trovati negli animali morti arriva fino al 30%. Non sempre però, è questa la causa principale della morte ma comunque essi possono provocare numerose lesioni che portano poi successivamente al decesso.
«Questi animali fungono da bioindicatori e sono delle vere sonde viventi di ciò che accade in mare. Lo vediamo, tanta spazzatura, e solo una parte degli animali morti arriva sulla spiaggia. Diventa un ciclo di morte, perché anche molti altri animali ingeriscono questa plastica e diventano a loro volta cibo per altri animali. Quindi, questo diventa un ciclo, soprattutto perché questa plastica impiegherà anni a degradarsi» ha riferito il veterinario.