Le tartarughe sono tra i rettili più antichi presenti sulla Terra, infatti attraverso alcuni fossili si è venuti a conoscenza della loro presenza sul nostro pianeta già oltre 200 milioni di anni fa. Ma nonostante siano sopravvissute nei millenni a varie catastrofi, oggi molte specie sono in pericolo, con addirittura la metà di esse sull’orlo dell’estinzione. Alcune di esse purtroppo, possono ancora essere trovate in natura ma in un numero talmente piccolo da essere già considerate “funzionalmente estinte”.
L’inquinamento, la caccia, la distruzione degli habitat ed il fiorente commercio per averle come animale domestico hanno contribuito alla diminuzione delle popolazioni di tartarughe in natura. Inoltre, gran parte del commercio (illegale e non) è guidato dalla domanda del mercato cinese, in particolare alimentato dalla richiesta di esemplari da usare come ingrediente di qualche ricetta o di qualche medicina tradizionale.
Metter su colonie di tartarughe in via d’estinzione negli zoo o in appositi centri di conservazione, insieme al lavoro sul campo, può aiutare a mitigare questa crisi. La Wildlife Conservation Society (WCS), fondazione statunitense per la tutela della vita naturale, attualmente ospita presso il Dipartimento di Erpetologia del “Bronx Zoo” 12 delle 40 specie di tartarughe più in pericolo di estinzione, tutte presenti nella “Lista Rossa IUCN” delle specie minacciate.
Di seguito le foto, scattate da Julie Larsen Maher, di nove piccoli esemplari nati presso lo zoo newyorkese, seguendo le raccomandazioni di riproduzione del programma SSP (Species Survival Plan®) dell’AZA (Association of Zoos and Aquariums), che ha il compito di assicurarsi delle condizioni di vitalità genetica affinchè tutti gli esemplari possano in futuro essere reintrodotti in natura senza alcuna conseguenza negativa.
In ordine, ecco le specie: Astrochelys radiata, Chelodina mccordi, Cuora aurocapitata, Cuora mccordi, Cuora trifasciata, Elusor macrurus, Geoemyda spengleri, Leucocephalon yuwonoi e Platysternon megacephalum shiui.
Fonte: www.mongabay.com