Gli appassionati e gli esperti del settore ricorderanno l’estate 2009 come la tragica stagione delle tartarughe infestate dai balani.
Nell’alto Adriatico, da Ancona a Trieste, in quel periodo 180 giovanissimi esemplari di tartarughe marine ,appartenenti alla specie Caretta Caretta, aventi dai 2 ai 4 anni di età, presero a popolare acque basse e spiaggie. Le loro condizioni risultarono da subito più che gravi; moribonde, profondamente debilitate, tutte spaventosamente ricoperte dai balani, piccoli animali che incrostano gli scogli o le carene delle barche, comunemente chiamati ‘denti di cane’ a causa della loro forma aguzza e tagliente.
Il carapace, la pelle, le zampe, il collo, la testa, come anche gli occhi e l’interno bocca delle malcapitate tartarughe erano interamente ricoperte di balani, a tal punto che per esse risultava impossibile muoversi, nuotare, nutrirsi. Il fenomeno, per il quale non fu fornita un’adeguata spiegazione, sembrò un caso isolato o almeno risultò, dopo questo disastroso episodio, fortemente diminuito.
Oggi torna a preoccupare.
Nei giorni scorsi, infatti, in mare aperto, nel Cesenatico il comandante Mauro Righetti, della motonave passeggeri “Nettuno”, al ritorno da una battuta di pesca, ha scorto alcuni gabbiani che si abbassavano vorticosamente verso l’acqua, con l’intento di cacciare una giovane tartarughina in difficoltà, incrostata da concrezioni di “denti di cane” in ogni parte del corpo, tanto da essere quasi irriconoscibile.
Una volta raccolta, la piccola tartaruga è stata poi consegnata al team della biologa Annalisa Zaccaroni (docente del corso di laurea di “Acquacoltura e Igiene delle Produzioni Ittiche“, che ha sede a Cesenatico), che con la collega Costanza Formigaro l’ha visitata. Il caso risulta essere il più grave dell’anno, la tartaruga presenta infatti incrostazioni ovunque.
La tartarughina è stata lasciata per un paio di giorni in una vasca d’acqua dolce, affinchè le concrezioni calcaree dei denti di cane si dissolvano, evitando di arrecare altri danni al corpo già sofferente. E’ stata poi affidata alla “Fondazione Cetacea di Riccione“, che interverrà con ulteriori cure. Se riuscirà a riprendersi, verrà liberata con l’arrivo della prossima estate.
Non sappiamo quali siano le cause legate alle incrostazioni di balani. Oggi si tende a pensare che essa sia per lo più causata da fattori altri tra cui il cosiddetto “cold stunning”, legato agli sbalzi di temperatura dell’acqua, che rallentano il metabolismo delle tartarughe, costringendole a galleggiare e trasformandole in facili prede dei balani.
C’è da dire inoltre che in alcuni casi le tartarughe infestate presentavano l’intestino pieno di una fanerogama marina dalle lunghe foglie nastriformi (Zostera marina); una pianta non comune lungo il litorale romagnolo ma propria delle lagune.
In altri casi, ancora, i veterinari hanno riscontrato infezioni batteriche, forti anemie e compromissione di organi quali il fegato. Probabilmente, dunque, l’infestazione da balani altro non sarebbe che la conseguenza di forme di malattie preesistenti in questi animali.