Mercoledì 12 novembre 2025 Saphira, la giovane tartaruga di Kemp (Lepidochelys kempii) recuperata lo scorso giugno al largo di Praiano (SA), è tornata finalmente in mare dopo un percorso di cura presso il Turtle Point di Portici, sede distaccata della Stazione Zoologica Anton Dohrn. L’evento, avvenuto davanti a volontari, tecnici e cittadini, rappresenta un momento importante sia dal punto di vista conservazionistico che scientifico.
La riabilitazione: un percorso complesso e altamente specializzato
Al suo arrivo al centro, Saphira versava in condizioni critiche: debilitata, con ridotta capacità natatoria e con evidenti segni di ingestione di materiale plastico — tra le minacce più comuni e gravi per le tartarughe marine. Come previsto dai protocolli clinici dei centri di recupero, l’animale è stato sottoposto a:
- valutazioni diagnostiche, monitoraggio fisiologico e terapie di supporto;
- trattamenti specifici per ripristinare idratazione e nutrizione;
- un graduale programma di rieducazione al nuoto nelle vasche riabilitative;
- monitoraggio continuo delle condizioni generali e della capacità di alimentarsi autonomamente.
Solo una volta raggiunti tutti i parametri necessari è stato possibile autorizzarne il rilascio.
Un caso scientificamente prezioso
La Lepidochelys kempii è la più rara tra le sette specie di tartarughe marine esistenti e la sua presenza nel Mediterraneo è eccezionale: solo pochi individui vengono registrati ogni decennio. Ogni recupero rappresenta dunque un’opportunità unica per raccogliere dati su:
- condizioni sanitarie di individui fuori dall’areale naturale;
- minacce specifiche delle acque mediterranee;
- capacità di adattamento e sopravvivenza post-rilascio.
Proprio per questo, il caso di Saphira ha un valore scientifico superiore rispetto a quello di altre specie regolarmente presenti nel bacino.
Monitoraggio satellitare: seguirne il viaggio per capire di più
Grazie al supporto di Sea Shepherd Italia e della società benefit IMilani, Saphira è stata equipaggiata con un tag satellitare FastLoc GPS, progettato per raccogliere dati precisi e ad alta frequenza sui suoi spostamenti. Questo dispositivo permetterà di:
- monitorare le sue rotte in mare aperto,
- valutare eventuali corridoi migratori,
- individuare possibili aree di alimentazione,
- contribuire alla comprensione del comportamento di questa specie rarissima nel Mediterraneo.
I dati, una volta elaborati, saranno condivisi con la comunità scientifica per migliorare le strategie di conservazione.
Perché questa liberazione conta davvero
Il ritorno in mare di Saphira è un messaggio potente: testimonia l’efficacia del lavoro degli operatori, delle reti di soccorso e dei centri specializzati, ma ricorda anche quanto sia fragile la vita marina. Minacce come inquinamento plastico, attività di pesca e disturbo antropico continuano a mettere a rischio la sopravvivenza delle tartarughe marine, in particolare delle specie più rare.
Saphira ora nuota libera. E ogni chilometro che percorrerà racconterà qualcosa in più sulla resilienza di questi animali straordinari — e sulla responsabilità che abbiamo nel proteggerli.




