Grazie ad uno studio effettuato dall’Università dell’Alabama a Birmingham, è stato scoperto il fossile di una tartaruga marina ormai estinta, appartenente alla specie “Peritresius martini“. Il ritrovamento di tale fossile segna un importante passo nella comprensione della linea evolutiva che porta alle tartarughe marine moderne: “Peritresius martini” è considerato infatti l’anello mancante che lega direttamente specie estinte con quelle attualmente viventi.
Il fossile risale a circa 70-73 milioni di anni fa, durante il periodo del Cretaceo superiore, quando ancora l’Alabama e gran parte del nord America erano sommerse da un oceano poco profondo.
L’esemplare di “P. martini” ritrovato è stato chiamato così dal suo scopritore George Martin, che lo ha donato al Museo di Storia Naturale dell’Alabama affinchè potesse essere studiato e classificato. Il fossile misura circa 4 piedi (un metro e 20 cm) con una stazza quindi simile a quella della “Chelonia mydas“, tartaruga che vive oggi nelle acque del Golfo del Messico ed in quelle antistanti le coste dell’Alabama. Inoltre, tale ritrovamento permette di rispondere a diverse domande sulla distribuzione delle tartarughe marine durante il Cretaceo, generando un quadro più ampio e preciso sulla storia biologica di quelle aree.
L’improvvisato paleontologo George ha però rinvenuto solo una parte dello scheletro, più precisamente solo parte del carapace e le ossa pelviche, che pur fornendo molte informazioni, non permettono di scavare fino in fondo e scoprire tutto ciò che c’è da sapere sulla “Peritresius martini“.
«Senza un teschio o il resto dello scheletro, non possiamo sapere molto su come questa specie nuotasse, cosa mangiasse o come vivesse», ha detto Gentry, autore principale dello studio e dottore presso l’UAB College of Arts and Sciences. «L’unico modo per rispondere a queste domande è trovare esemplari più completi».
L’attuale studio curato inoltre da James Parham, Ph.D. paleontologo presso la California State University, da Dana Ehret, Ph.D. paleontologa del “New Jersey State Museum“, e da Jun Ebersole, direttore delle collezioni al “McWane Science Center“, sarà in futuro approfondito per rispondere ancora a tutti gli enigmi mancanti.