Le tartarughe giganti che vivono ai tropici devono quotidianamente cercare riparo dal sole per evitare la morte.
Questo spesso si tramuta in dover passare gran parte delle ore calde al riparo dietro una roccia o all’ombra di un albero o all’interno di un cespuglio.
Ma sul grande atollo corallino di Aldabra nell’Oceano Indiano, le tartarughe giganti Aldabrachelys gigantea utilizzano un’altra strategia che finora non era mai stata documentata: si nascondono nelle grotte.
C’è ragione di credere che questo comportamento ha origini molto antiche, dice Dennis Hansen, leader del team che ha scoperto i “rettili cavernicoli”. Questo perché, nel corso dei secoli, hanno reso lisci i percorsi precedentemente scoscesi arrampicandosi ogni giorno fino alle grotte.
Durante la stagione delle piogge da novembre ad aprile, le temperature sull’atollo di Aldabra possono salire fino ai 42/43 gradi Celsius.
Le tartarughe sono animali “ectotermi“, il che significa che i loro corpi si riscaldano e si raffreddano a secondo della temperatura che le circonda, dice David Steen, un ecologo della fauna selvatica presso l’Auburn University in Alabama.
«Non possono ansimare o sudare come i mammiferi per far abbassare la loro temperatura corporea – dice – quindi devono trovare un posto più fresco»
Quando il sole non è ancora cocente, questi rettili trascorrono il loro tempo a vagare per le pianure erbose dell’atollo. Poi a metà mattinata si incamminano tutte insieme in fila, creando un lungo flusso “tartarugoso”, per entrare lentamente nelle grotte.
La grotta più grande tra le due trovate è quasi 5 metri di profondità e, con qualche spintone, riescono a ripararsi anche 85 tartarughe. Però, essendo lontana almeno 300 metri da qualsiasi altro riparo, i ritardatari rischiano di restare fuori sotto al sole e, in effetti, guardandosi intorno si scoprono le carcasse dei ritardatari.
Stephen Blake (National Geographic) che studia le tartarughe delle Galapagos dall’altra parte del mondo, sospetta che ci sono tutti i tipi di fenomeni sociali ad interessare questo “gioco delle grotte”.
«Non sarebbe sorprendente vedere qui gerarchie, dove gli animali dominanti ottengono i migliori posti» continua Blake aggiungendo però: «Ad esempio, essere i primi ad entrare nella grotta potrebbe essere utile per quanto riguarda la conservazione, ma può anche significare che sei l’ultima tartaruga ad uscire dalla grotta e questo potrebbe significare meno tempo per alimentarsi sulla vegetazione vicina. Immaginate di essere affamati ma dover attendere qualche decina di tartarughe giganti che devono scendere da un pendio in file indiana.»
Questa presenza quotidiana delle tartarughe nelle grotte sta creando un ecosistema nuovo ed unico. Infatti loro hanno un enorme impatto sulla vegetazione che circonda questi luoghi, calpestandola e tenendola quindi molto bassa. Inoltre, attraverso i loro escrementi, depositano semi di piante mangiate in altri posti diventando così ingegneri dell’ecosistema.
Tradotto da nationalgeographic.com