A soli trenta minuti di auto dal centro congresso di Bali, in Indonesia, dove il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e gli altri leader mondiali si incontreranno in occasione del 17esimo G20 per discutere le strategie di ripresa dalla pandemia, si svolge quotidianamente un mercato in cui vengono vendute anche specie di fauna in via d’estinzione.
Da lunghissime iguane tenute in gabbie striminzite a gufi con le ali tagliate, dai clamidosauri ai pitoni della regione Papua presente sull’isola della Nuova Guinea. Persino vasche con acqua sudicia contenente esemplari di Centrochelys sulcata, la terza testuggine più grande al mondo, che proviene dal deserto del Sahara e dunque soffre ambienti così umidi.
In luoghi come questo, in cui sono ammassati insieme animali selvatici ed esseri umani, gli esperti affermano che c’è un rischio per la salute ed il pericolo della diffusione di nuove malattie. «Non è necessario un vasto numero di specie perchè emerga un nuovo patogeno. Basta anche un singolo evento perchè il virus effettui il cosiddetto salto di specie, passando da animale ad uomo».
Negli ultimi anni, il governo indonesiano ha introdotto leggi più severe che prevedono pesanti multe e pene detentive, come per esempio la quarantena per animali e piante. Nel 2020 il capo di un sindacato è stato condannato a quattro anni di carcere ed al pagamento di una multa di un miliardo di rupie (circa 61mila euro) dopo essere stato beccato in possesso di un leopardo, di quattro cuccioli di leone e di 58 esemplari di testuggini palustri. Nel gennaio 2021 invece, sono stati addirittura oltre 11.500 gli uccelli (tra cui 17 specie in via d’estinzione) sequestrati presso diverse strutture di riproduzione e in mercati di nove diverse province.
Nonostante la minaccia rappresentata dai mercati di animali, la Direzione del Turismo promuove, seppur indirettamente, i tour della città che hanno come tappa proprio tali mercati. I vari dipartimenti del bestiame e della fauna selvatica purtroppo, spesso, se ne lavano le mani e dunque i comitati e le associazioni che lottano affinchè questi luoghi siano chiusi o quantomeno più controllati, sperano in un intervento serio da parte proprio dei membri del G20, visto che proprio tale evento fa parte di uno sforzo per rilanciare il turismo internazionale e l’economia di Bali, compromessa seriamente negli ultimi anni dalla pandemia di COVID-19.
Fonte: www.aljazeera.com