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Home News

Tracciati nel Mar dei Sargassi gli “anni persi” delle giovani tartarughe verdi

Domenico Vitiello di Domenico Vitiello
8 Maggio 2021
in News, News dal mondo, Pubblicazioni scientifiche
Tracciati nel Mar dei Sargassi gli “anni persi” delle giovani tartarughe verdi
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Ogni anno decine di migliaia di Chelonia mydas sbucano dalla sabbia sulle spiagge della Florida, per poi correre nell’oceano e svanire come per magia. Ora però, nuovi dati di tracciamento mostrano che, dopo aver sfruttato la Corrente del Golfo che le spinge verso nord, molte di esse entrano nel Mar dei Sargassi che rappresenta un’oasi accogliente ricca di cibo.

Nel nuovo studio pubblicato martedì 4 maggio sulla rivista scientifica “Proceedings of the Royal Society B”, si legge che gli scienziati hanno applicato dei tag satellitari alimentati ad energia solare a tartarughe verdi molto piccole, di età compresa tra i tre ed i nove mesi circa. Creature di appena 12/18 cm per poco più di 300 grammi di peso sono difficili da taggare e ciò dunque ha rappresentato una vera e propria sfida, considerando anche la crescita veloce e quindi il variare rapidamente della forma del carapace.

La migrazione delle giovani tartarughe nell’oceano aperto viene spesso definita “the lost years“, poiché gli scienziati sanno molto poco di ciò che fanno gli animali prima di tornare sulla costa da “adolescenti”. «Abbiamo davvero bisogno di applicare tag su alcuni di questi piccoli rettili. Ora sappiamo che il Mar dei Sargassi è un habitat importante nei loro primi anni di vita», ha detto la prima autrice Kate Mansfield, direttrice del “Marine Turtle Research Group“.

Con l’avvento di tag progettati non più per gli adulti ma per le baby, nel 2014 sono state etichettate 17 Caretta caretta e si è scoperto che, a differenza di quanto si è sempre supposto, esse uscivano dalle correnti e nuotavano verso le acque più calde e nutrienti.

Si è ben pensato dunque di ripetere lo studio sulle Chelonia mydas, prelevando alcuni hatchlings dalla spiaggia di Boca Raton, allevandoli per diversi mesi in laboratorio prima del rilascio. A differenza delle tartarughe comuni, le tartarughe verdi hanno un carapace “simil-ceroso” e l’adesivo utilizzato per le cugine non ha funzionato. Dopo molti tentativi, è stato scelto un collante uretanico marino usato per sigillare le barche; questa colla è abbastanza flessibile da allungarsi con la crescita dei piccoli esemplari, fino a staccarsi con facilità raggiunta una loro certa dimensione.

Le tartarughine sono state rilasciate nell’Oceano Atlantico occidentale e sono state monitorate per una media di 66 giorni, con picchi di oltre cento giorni ed una sola baby addirittura per cinque mesi. Si è scoperto che, come le Caretta caretta, le Chelonia mydas nuotavano vicino alla superficie dell’acqua, costeggiando la Corrente del Golfo, quest’ultima abbandonata però in tempi più rapidi rispetto alle tartarughe comuni.

Circa due terzi di questi esemplari si sono spostati verso il Mar dei Sargassi, restandoci fino a quando i tag hanno cessato di trasmettere. Quella zona funge quindi da vivaio per le piccole tartarughe, che riescono a mimetizzarsi tra le alghe del genere “Sargassum” mentre si riscaldano al sole. In questi ammassi di vegetali, trovano rifugio anche altri animali, come gamberetti e granchi, che diventano cibo per le stesse tartarughe.

C’è comunque una parte di esse che non riesce a raggiungere tale zona, perdendosi nelle correnti e di cui non si conosce il destino. Ma c’è anche un’altra domanda ancora da rispondere: quanto tempo le baby restano tra le alghe del Mar dei Sargassi?

Gli scienziati avranno bisogno di altri dati di tracciamento ma ora si potrebbe pensare di individuare esemplari che già vivono in quella zona e taggare direttamente essi. Comunque, indipendentemente dalla durata della permanenza delle tartarughe, questa zona di oceano sembra essere un habitat importante per i giovani animali.

Per garantire che le tartarughe crescano per poi deporre in futuro le proprie uova «Il Mar dei Sargassi deve essere preservato e non può diventare un’altra discarica di rifiuti. Deve essere riconosciuto come un habitat importante per le specie in pericolo», ha detto la co-autorice dello studio Jeanette Wyneken, professoressa di scienze biologiche presso la “Florida Atlantic University”. «Probabilmente non è solo fondamentale per la tartaruga verde ma anche altri animali marini giovani che crescono tra le alghe».

 

 

Fonte: First Atlantic satellite tracks of ‘lost years’ green turtles support the importance of the Sargasso Sea as a sea turtle nursery
Fonte foto: Gustavo Stahelin on www.livescience.com

Tags: CarettaChelonia mydasconservazionefloridahatchlingsoceano atlanticoricercastudiotartarugatartaruga comunetartaruga marinatartaruga verde

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