E’ stato il pensiero più costante nelle menti degli amanti delle tartarughe (e non solo), in questa settimana appena trascorsa. Un pensiero triste quello rivolto al “vecchio” George, spentosi inaspettatamente domenica scorsa 24 giugno c.a..
George, ribattezzato nel lontano 1993 come Lonesome George, era l’ultimo esemplare della sottospecie “Chelonoidis nigra abingdoni” ; tant’è vero che, prima del suo ritrovamento, la sottospecie era stata considerata oramai estinta.
Quando poi tra il 1971 ed il 1972 un ricercatore ungherese si imbattè in lui, si cercò di preservarne la sottospecie, portandolo al Parque Nacional Galápagos (PNG), situato a Puerto Ayora. Infatti in questi 40 anni di “cattività”, si è cercato di farlo accoppiare varie volte con femmine di sottospecie diversa, ma con corredo genetico molto simile.
Purtroppo però, questi tentativi non sono mai andati a buon fine: i primi furono quelli del ’93, in cui George rifiutò categoricamente due femmine (da qui il nomignolo “Lonesome“, in italiano “Il Solitario“), poi seguirono successivamente alcune copule riuscite, che però sfortunatamente portarono a due deposizioni entrambe di uova non fertili.
Le tartarughe di questa specie hanno una vita media che varia dai 150 ai 200 anni. Infatti anche per questo motivo non ci si aspettava che “Jorge el solitario” (così chiamato dagli abitanti dell’isola) venisse a mancare, dato che la sua età era stata calcolata intorno ai 100 anni (anche se c’erano sostenitori della tesi dei quasi 200 anni di vita).
Alle ore 8 circa di domenica 24 c.m. durante il solito giro di controllo, il custode di George, Fausto Llerana, lo ha trovato immobile con il collo per terra allungato nella direzione della sua usuale pozza d’acqua. C’è stato ben poco da fare perchè “Il Solitario” non ha dato segni di vita e quindi è stato prelevato dai ranger del parco per essere portato in una cella frigorifera, in attesa dell’autopsia.
La necroscopia effettuata il giorno successivo, lunedì 25 c.m., ha evidenziato “una morte del tutto naturale“. Questo è quanto ha affermato martedì 26 c.m. in una conferenza stampa, il direttore Edwin Naula. Per oltre tre ore è stato esaminato il corpo di George, prelevando campioni analizzati separatamente in laboratorio. L’unica anomalia riscontrata è stato il colorito insolito del fegato, ma probabilmente ciò è dovuto all’età.
Negli anni era diventato l’icona degli ambientalisti, ma soprattutto oramai era l’ambasciatore delle Isole Galapagos (Ecuador) nel mondo. Infatti ogni anno attirava oltre 150mila turisti sull’Isola di La Pinta (Arcipelago di Santa Cruz) e rappresentava una vera fonte di sostentamento per l’economia locale (oltre 180mila visitatori solo nel 2011).
Perciò, anche per evitare duri colpi per l’economia dell’isola, si sta pensando di impagliare (imbalsamare) il corpo della tartaruga per poi esporlo in un museo a tema che racconti la storia di “Lonesome” George, da costruire proprio a Santa Cruz dove sorge la Stazione di Ricerca “Charles Darwin” (nel XIX sec. le tartarughe delle Galapagos aiutarono Darwin a formulare la sua “Teoria sull’evoluzione”).
Prima dell’arrivo di Darwin alle Galapagos, questi “giganti” venivano predati senza pietà per la loro pregiata carne e ciò ha compromesso la loro esistenza portando queste testuggini alla quasi estinzione. Un altro dei principali fattori che hanno condizionato la presenza di codesti rettili sul nostro pianeta, è stato l’introduzione di bestiame erbivoro su queste isole, che ha letteralmente depredato il loro habitat.
Ora ce ne son poco meno di 20mila di tartarughe giganti alle Galapagos (solo 10 sottospecie rimaste), ma il direttore Naula del PNG, ha assicurato che a luglio ci sarà un convegno internazionale per programmare il ripopolamento delle testuggini alle Galapagos per i prossimi 10 anni.
…e c’è addirittura chi pensa alla clonazione del Solitario George!!!