Lo scorso 22 agosto, nei pressi della battigia della spiaggia messinese di Torre Faro, fu recuperato un piccolo esemplare di Caretta caretta in evidente stato di difficoltà. Inizialmente si era pensato che fosse un neonato che non era stato in grado di raggiungere il mare, sbucato dalla schiusa di una deposizione non precedentemente nota.
La permanenza presso il Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone (RC) ha però evidenziato qualcosa che ha fatto scartare questa ipotesi. Dopo pochi giorni di ricovero, la povera tartarughina ha espulso tra le altre cose anche 14 pezzi di plastica dura, segno evidente che avesse già passato diverse decine di giorni in mare e che quindi si sia arenata a causa dell’ingestione di tali rifiuti.
Una scoperta decisamente scioccante in un esemplare di soli 17 grammi di peso e di appena sei centimetri di lunghezza. Una percentuale di plastica davvero elevata, difficilmente riscontrabile in esemplari adulti e che quindi porta a pensare che le microplastiche siano decisamente in aumento rispetto agli anni passati nel Mar Mediterraneo.
Come si può leggere anche sul portale del CRTM, uno studio condotto nel 2018 sulle sette specie marine dalla “Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation” in Tasmania ha rivelato che gli hatchlings hanno una probabilità di morire ingerendo plastica di ben quattro volte superiore rispetto ad un adulto.
«Il problema si amplifica se si pensa che a livello mondiale questo dato potrebbe essere sottostimato» ha concluso la Dr.ssa Denise Hardesty della CSIRO.