L’agente patogeno “Vibrio cholerae” può colonizzare le superfici, così come l’intestino, delle tartarughe a guscio molle. Tale risultato è una prova evidente che queste tartarughe in Cina, ove sono allevate per il consumo umano, stanno diffondendo il colera.
La ricerca è stato pubblicata su “Applied and Environmental Microbiology“, giornale scientifico americano. I ricercatori hanno immerso alcune tartarughe in una soluzione salina contenente i batteri del “V. cholerae“, precedentemente resi bioluminescenti grazie all’inserimento di geni che producono proteine con tale caratteristica.
Le tartarughe sono state controllate ogni 24 ore ed i primi segnali luminosi sono stati rilevati già dopo appena un giorno. Dopo 96 ore poi, l’intero carapace emetteva bioluminescenza. Quest’ultima è stata facilmente individuata anche nella parte superiore degli arti e del collo, oltre che nel “calipash“, cioè nel protoplasma gelatinoso che si trova subito sotto la superficie del carapace e che è considerato una prelibatezza in queste zona dell’Asia.
La determinazione della colonizzazione intestinale è stata più difficile. Agli esemplari sono stati somministrati per via intragastrica i batteri bioluminescenti. Sapendo che la digestione impiega circa 34/56 ore in tartarughe di 150gr, i ricercatori le hanno eutanizzate e vivisezionate dopo 72 ore e, controllando gli organi interni, la luminescenza è stata rilevata solo nell’intestino. Sono inoltre stati individuati anche i diversi fattori di colonizzazione, cioè ciò che ha permesso ai batteri di aderire alle superfici dorsali e intestinali delle tartarughe.
Ciò che ha spinto a svolgere questa ricerca è stata la scoperta, da parte del dipartimento cinese per la sorveglianza delle malattie, della correlazione tra il consumo di tartarughe a guscio mole ed il colera.
Nonostante in Cina i casi siano stati meno di 200 negli ultimi anni, il professore di biologia patogena e controllo delle malattie infettive Biao Kan ha affermato che il ceppo “serogroup 0139“, cioè quello diffuso dalle tartarughe, ha già causato vere e proprio epidemie in altre parti del mondo. Addirittura si parla di oltre 3 milioni di persone infettate dal 2010, con decine di migliaia di morti.
Questa ricerca ha portato di per sè anche un altro tipo di vantaggio; le tartarughe dal guscio molle potrebbero infatti servire come nuovo modello di animale per studiare l’iterazione del “V. cholerae” con gli ospiti acquatici. A differenza di altri modelli acquatici, come per es. i pesci zebra (“Danio reiro“), le tartarughe possono essere anestetizzate e le loro superfici campionate fuori dall’acqua, per periodi relativamente lunghi, senza ucciderle. Ricordiamo che i modelli acquatici sono particolarmente utili per studiare il colera, poichè questa malattia è causata spesso dall’acqua e dai suoi abitanti (pesci, crostacei, uccelli acquatici, ecc).
Tradotto da phys.org