«Mi nascondevo tra i cespugli e non appena le uova erano state deposte, correvo sulla spiaggia a prenderle. Spesso si accendevano vere e proprie risse con i raccoglitori rivali» racconta così la sua infanzia Aziz Mustaffa, ex venditore di uova di tartaruga marina, che oggi si guadagna da vivere come ranger in difesa dei siti di nidificazione.
La costa dello stato malese di Terengganu è un importante sito di deposizione per le Chelonia mydas, per le Eretmochelys imbricata e per le Dermochelys coriacea, che ogni anno richiama tanti turisti. Nell’ultimo periodo però, il numero di schiuse è drasticamente diminuito a causa dell’inquinamento marino, dell’antropizzazione costiera e dei bracconieri d’uova.
I conservazionisti hanno dunque capito di dover agire soprattutto sulla popolazione locale ed hanno così convinto alcune persone come Aziz, a considerare le tartarughe come preziosa risorsa per il paese. «Mi sono reso conto che proteggendo queste specie, gli abitanti del mio villaggio sarebbero stati in gradi di sostenere le proprie famiglie autonomamente grazie al turismo» ha detto Aziz.
Il biologo Mohamad Uzair Rusli ha avvertito che ciò non basta e che sarà invece estremamente importante combattere il vorace appetito per le uova, considerate da molti un afrodisiaco. Ad oggi, la vendita è però ancora consentita a mercanti muniti di permesso ma le autorità si sono impegnate a vietare tale commercio entro fine anno.
Nello stato di Terengganu è comunque proibito commerciare uova di tartarughe marine appartenenti alla specie Dermochelys coriacea, poichè il numero di esemplari è calato in maniera preoccupante.