Per gli amanti delle tartarughe marine, l’arrivo dell’autunno indica sia la fine della stagione di riproduzione e sia l’arrivo giornaliero sulle spiagge di esemplari in difficoltà o purtroppo già deceduti.
La settimana appena trascorsa è stata una delle peggiori di questi ultimi mesi dell’anno, con oltre venti carcasse recuperate e diverse Caretta caretta salvate in condizioni non ottimali. La maggior parte dei ritrovamenti sono avvenuti sui litorali che affacciano sul Mar Adriatico e che purtroppo si trasformano ogni anno nel cimitero italiano di questi rettili marini.
Nella sola giornata di ieri, sono stati dieci gli esemplari rinvenuti senza vita da Zapponeta (FG) a Rimini, di cui addirittura sette solo tra Roseto degli Abruzzi (TE) e Vasto (CH). Nei giorni precedenti, da lunedì 16, sono state una decina le carcasse spiaggiate invece tra Civitanova Marche (MC) e Rimini, oltre a quelle recuperate a San Pietro in Bevaglia (TA) e sulla costa palermitana.
Volendo trovare anche un aspetto positivo in queste continue morti, concentrate soprattutto tra l’Abruzzo e l’Emilia Romagna, si può pensare che siano direttamente collegate all’aumento del numero di esemplari presenti in questo tratto di mare, infatti non tutti i decessi sono riconducibili alle attività umane. Ma anzi, i pescatori che operano nel Mar Adriatico collaborano in maniera attiva con i centri di recupero per la salvaguardia delle tartarughe marine.
Le ultime tre Caretta caretta salvate sono state consegnate rispettivamente giovedì 19 al presidente della Fondazione Cetacea, Sauro Pari, e le restanti due ieri al Centro Recupero Tartarughe Marine “Luigi Cagnolaro“ di Pescara ma è ovvio che bisogna fare molto di più per far sì che il numero delle carcasse scenda al di sotto di quelle trovate ancora in vita.