Le tartarughe appartenenti alla specie Caretta caretta sono diffuse in tutto il mondo nelle acque subtropicali e temperate. Essa è la specie marina maggiormente presente nel Mar Mediterraneo, ove nidifica principalmente sulle coste centrali ed orientali.
Negli ultimi anni si contano all’incirca 8300 deposizioni annue, di cui il 96% presenti sulle spiagge della Grecia, della Turchia, della Libia e di Cipro. Sebbene il Mediterraneo occidentale non sia riconosciuto come un’area di frequente nidificazione per la specie, negli ultimi due decenni sono stati registrati sporadici eventi, correlati a un potenziale effetto di colonizzazione guidato da cambiamenti nei modelli climatici e dal potenziale riscaldamento del bacino.
In questo contesto, lo studio pubblicato lo scorso 24 giugno sul giornale online “Herpetology Notes” (Societas Europaea Herpetologica) ha segnalato la frizione più occidentale di Caretta caretta registrata nel Mediterraneo. Tale evento rappresenta inoltre anche la prima attività di nidificazione della specie all’interno del Mare di Alboran, la porzione più occidentale del bacino del Mediterraneo.
Nella notte del 4 agosto 2020, è stata segnalata la presenza di una femmina in deposizione sulla spiaggia urbana di Los Boliches nella città di Fuengirola (Malaga, Spagna) (36.5497°N, 4.6141°W ), identificata come Caretta caretta attraverso un video registrato dagli agenti di polizia giunti per primi sul posto.
Dopo 36 ore dall’ovideposizione, a causa della vicinanza del nido alla battigia, un team di esperti ha traslocato le 72 uova in una spiaggia meno antropizzata, a 17 km di distanza dal sito originale, e confinante con una “zona speciale di conservazione”. Con l’approvazione del CAGPDS (Consejería de Agricultura, Ganadería, Pesca y Desarrollo Sostenible), la covata è stata divisa in due:
- sessanta uova sono state trasferite nel nuovo nido scavato sull’arenile di Marbella, per un’incubazione quanto più naturale
- le restanti dodici, sono state incubate artificialmente al “Bioparc” di Fuengirola, seguendo le procedure standard descritte in Deeming (2004)
I risultati della schiusa dal nido traslocato sono stati i seguenti:
- al 50esimo giorno sono nati 37 hatchlings
- al 51esimo giorno sono nati 3 hatchlings
- al 52esimo giorno sono nati 6 hatchlings
- ulteriori 3 hatchlings vivi sono stati rinvenuti all’apertura del nido
- 2 hatchlings sono morti nel rispettivo uovo
- 9 uova non si sono schiuse e la loro incubazione si era fermata a vari diversi stadi
Dunque la percentuale di tartarughine nate e giunte in mare si è assestata all’incirca all’82%, un dato decisamente alto rispetto ai pochi precedenti registrati in Spagna. L’incubazione artificiale invece, ha avuto una successo pari al 92%, con le nascite suddivise come segue:
- al 50esimo giorno sono nati 2 hatchlings da uova incubate a 30,5°C
- al 51esimo giorno sono nati 3 hatchlings da uova incubate a 30,5°C
- al 51esimo giorno è nato 1 hatchling da uova incubato a 29,5°C
- al 52esimo giorno sono nati 2 hatchlings da uova incubate a 29,5°C
- al 53esimo giorno sono nati 3 hatchlings da uova incubate a 29,5°C
Tutti i piccoli sono stati trasferiti al CEGMA (Centros de Gestión del Medio Marino Andaluz) per la loro inclusione in un programma di “head-starting” della durata di 10 – 14 mesi. L’obiettivo è quello di aumentare la loro probabilità di sopravvivenza, nonché quello di evitare la bassa temperatura superficiale del mare durante l’autunno/inverno.
Dal momento che le tartarughe marine mostrano forti comportamento filopatrici, è probabile che questi piccoli ritornino in futuro nella stessa area per la riproduzione e la nidificazione, potenziando l’effetto di colonizzazione ipotizzato da Carreras et al. (2018). Bisognerà quindi aumentare gli sforzi di monitoraggio ed i piani di conservazione per proteggere e nidi e le future nascite.