Enrico Di Girolamo, 2023.
Con il termine complex si intende un gruppo di specie o di sottospecie strettamente imparentate e criptiche, così simili tra loro che il loro status tassonomico a volte è poco chiaro. Scrivendo Testudo graeca graeca complex si fa riferimento alle cinque sottospecie di Testudo graeca (graeca, marokkensis, whitei, nabeulensis, cyrenaica) preseti in Nord Africa, dal Marocco alla Libia, senza entrare nel dettaglio di ognuna. Con significato simile è possibile usare la locuzione latina sensu lato (ovvero in senso ampio), in contrapposizione alla locuzione sensu stricto che significa in senso stretto. Nel nostro caso scrivendo Testudo graeca graeca in senso stretto ci riferiamo alla sottospecie nominale (precedentemente questa popolazione aveva il nome di soussensis) che si trova in una parte del Marocco sudoccidentale. L’altro gruppo nel versante Euroasiatico prende il nome di Testudo graeca ibera complex, che conta anch’esso cinque sottospecie (ibera, terrestris, armeniaca, buxtoni, zarudnyi). Per semplicità da adesso scriverò soltanto T. g. graeca per riferirmi a tutte le sottospecie africane.
Fig.1 Esemplare femmina di nabeulensis fotografata nella Penisola del Sinis, Sardegna. Foto di Enrico Di Girolamo.
E’ risaputo che alcune popolazioni di tali testuggini sono presenti in natura in Spagna e in Italia, ma come sono arrivate dall’Africa e quando? Nonostante alcuni ipotizzino una origine autoctona, diversi studi hanno confermato l’introduzione da parte dell’uomo. Analizzando l’origine geografica di questi territori europei rispetto al Nord Africa (ad esempio la Sardegna, che insieme alla Corsica si sono staccate dall’attuale Francia continentale), la mancanza di fossili di T. g. graeca, e la corrispondenza genetica di queste popolazioni con quelle odierne africane, sono totalmente d’accordo sull’origine non autoctona, seppur ormai naturalizzate. Ciò che invece non trova ancora risposta certa, riguarda chi e quando precisamente ha portato queste testuggini. Sapere il perché non è fondamentale, seppur si può ipotizzare che le testuggini venissero trasportate in quanto utilizzate in passato come “cibo in scatola” (durante i viaggi per mare), oppure potevano essere oggetto di qualche antico culto o tradizione (sono stati ritrovati in diverse occasioni resti di testuggini in tombe o camere funerarie dell’antichità), e quelle superstiti si sono adattate e hanno colonizzato nuovi territori. Alcuni studiosi ipotizzano una introduzione in tempi preistorici, altri in tempi più moderni, ma sempre in maniera molto generica, io invece sono arrivato a una ipotesi più precisa, all’interno di un intervallo temporale (certezze assolute non se ne possono avere quando si studia il passato) da ricondurre ai fenici e ai cartaginesi, in un periodo che va dall’800 a.c. al 150 a.c. (quindi sarebbe da più di 2000 anni che tali popolazioni si sono naturalizzate, approssimativamente 3000 anni al massimo).
Fig.2 Espansione fenicio-punica nel Mediterraneo. Disegno di L. Jori.
Fig.3 Territorio cartaginese nel Mediterraneo. Cartina tratta da Wikipedia.
La storia dei fenici (o punici) e dei cartaginesi è correlata, non si può dire che siano lo stesso popolo ma ci sono molte analogie, i fenici si collocano su una linea temporale precedente, hanno origine in Libano, Cartagine era una antica città fenicia situata nell’odierno Golfo di Tunisi. Senza addentrarmi in questioni di storia e archeologia, possiamo dire in modo semplicistico che i cartaginesi sono conseguenti ai fenici, ovvero coloro che hanno proseguito la loro storia, e ciò che li accomuna è il territorio di azione, ovvero i paesi e le isole che si affacciano nel Mar Mediterraneo. Gli stessi luoghi in cui oggi ritroviamo T. g. graeca. Al di fuori della costa africana, le popolazioni sopravvissute ai giorni nostri si trovano in Spagna continentale (le popolazioni principali sono a est, vicino Murcia, e a sudovest nel Parco Nazionale di Doñana), nelle isole Baleari (Maiorca) e in Italia (ufficialmente soltanto in Sardegna). Anche la Sicilia viene citata come zona in cui è presente T. g. graeca, ad esempio nell’isola di Pantelleria, ma ormai si tratta di vecchie notizie senza alcun riscontro, fino a prova contraria non esiste oggi nessuna popolazione naturale su quest’isola, gli sporadici ritrovamenti in natura, in generale in Sicilia, sono da ricondurre a singoli esemplari scappati in tempi recenti dalla cattività o portati illegalmente come souvenir da qualche turista di ritorno dalla Tunisia. La coincidenza di questi luoghi in Spagna e in Sardegna, con gli antichi porti o territori di fenici e cartaginesi è impressionante, inoltre il fatto che gli areali di queste popolazioni di testuggini siano limitati a punti geografici ristretti, con particolari microclimi (più vicini a quelli riscontrabili in nord Africa rispetto al resto del territorio della propria regione) è a mio parere un’ulteriore conferma sia che non si tratti di specie autoctona (in Spagna e in Sardegna, se si analizza la specie autoctona T. h. hermanni, si nota che la sua diffusione è maggiore), sia che la loro storia possa essere simile, se non addirittura la stessa.
Fig.4 Distribuzione delle sottospecie africane di Testudo graeca. Immagine originale di Graciá et al., modificata da Enrico Di Girolamo.
Analizziamo i casi nel dettaglio, iniziando dalla Spagna. La provincia di Murcia si trova al limite orientale del territorio sia fenicio che cartaginese della Penisola iberica, infatti la città spagnola di Cartagena, considerata la principale città cartaginese in Spagna, è un comune di questa provincia. Il Parco Nazionale di Doñana si affaccia nel Golfo di Cadice, ovvero nella parte più occidentale del territorio dei fenici e cartaginesi (escludendo il Nord Africa) dove vi erano, e vi sono tuttora, porti navali utilizzati sin dall’antichità per gli scambi tra le varie popolazioni del Mediterraneo. Anche Maiorca è nota per essere stata colonizzata sia dai fenici che dai cartaginesi.
Fig.5 Esemplari giovani di whitei di origine spagnola. Foto di Enrico Di Girolamo.
Per quanto riguarda la Sardegna, la popolazione più importante di T. g. graeca si trova nella Penisola del Sinis, un tratto di costa in cui è presente Tharros, famoso sito archeologico di una città fondata dai fenici. Anche nel territorio del Sulcis in Sardegna si fanno ricondurre ritrovamenti di esemplari di Testudo graeca dalla sottospecie dubbia, seppur in numero nettamente ridotto, e non è chiaro se ai giorni d’oggi esiste una popolazione vitale in natura, ma molti sardi detengono in cattività esemplari che si ritengono rinvenuti anni addietro da quelle parti. Sant’Antioco, che si trova nel Sulcis, è un sito fondamentale della storia della Sardegna fenicia e cartaginese, quindi non sarebbe da escludere che un tempo si trovassero anche lì. Le mie conclusioni dunque consistono nel fatto che a quei tempi molti esemplari di T. g. graeca viaggiassero attraverso le navi, dalle coste del Nord Africa, giungendo in altri luoghi costieri situati nel Mar Mediterraneo, e solo dove le condizioni climatiche lo permettevano, alcuni esemplari, rilasciati volontariamente o fuggiti dall’uomo, si siano riprodotti riuscendo a sopravvivere fino ai nostri giorni.
Fig.6 Uno scaraboide da Tharros rappresentate il sacrificio di una testuggine. Illustrazione di Dani Romero Bravo.
Fig.7 Paesaggio intorno a Tharros con tipica macchia mediterranea. Foto di Enrico Di Girolamo.
Probabilmente anche in Sicilia, in altre zone della stessa Spagna, della Sardegna o in altri Paesi del bacino del Mediterraneo, esemplari di T. g. graeca furono rilasciati in natura attraverso i fenici e i cartaginesi, ma semplicemente non si sono adattati, morendo in breve tempo o in poche generazioni. Infatti anche adesso, se si cerca di allevare in cattività T. g. graeca tutto l’anno all’aperto in Italia o altre regioni del Sud Europa, molto spesso non si ha successo, perché il clima seppur simile, è diverso da quello del Nord Africa, e quella maggiore umidità o minore temperatura, fanno ammalare quasi sempre questi esemplari. Soltanto dove c’è un particolare microclima il discorso cambia, un microclima che infatti si ritrova nella Penisola del Sinis, nelle isole Baleari e solo in alcune zone costiere della Spagna, tutti luoghi visitati in passato da fenici e cartaginesi.
Fig.8 Climogramma. In alto da sinistra: Tabarka (Tunisia), Melilla (Marocco), Cabras (Sardegna). In basso da sinistra: Isla Canela (Spagna), Murcia (Spagna), Majorca. Fonte: climate-data.org.
Alcune considerazioni sulle sottospecie.
Analisi genetiche hanno stabilito che le popolazioni presenti in Spagna sono da attribuire alla sottospecie whitei (precedentemente aveva il nome della sottospecie nominale), originaria di Algeria e Marocco orientale, invece la popolazione presente in Sardegna appartiene alla sottospecie nabeulensis, originaria di Tunisia e Algeria orientale. E’ facilmente intuibile il perché, infatti osservando la posizione geografica di Spagna e Sardegna rispetto alla costa africana, si può notare che la sottospecie whitei si trova più a ovest (sotto la Spagna) e la sottospecie nabeulensis si trova a est (sotto la Sardegna), ed è normale pensare che in passato la Spagna avesse maggiori interazioni con Marocco e Algeria, invece la Sardegna con la Tunisia, come principali punti di riferimento per il Nord Africa, anche i ritrovamenti archeologici e lo studio della storia dell’uomo lo dimostrano.
Fig.9 Coppia di nabeulensis dalla Tunisia, femmina a sinistra. Foto di Enrico Di Girolamo.
Al tempo stesso occorre considerare che certamente a quei tempi non c’era una conoscenza delle sottospecie di Testudo graeca né c’era alcun interesse nel trasportare esemplari tutti appartenenti alla stessa, l’obiettivo non era quello di introdurre animali in natura o mantenere una purezza genetica, quindi è probabile che più di una sottospecie siano finite per mischiarsi, ovvero non è detto che in Spagna siano arrivati soltanto esemplari di whitei (ad esempio nel Parco di Doñana è stato verificato un inquinamento genetico con la sottospecie marokkensis, anche se questo è stato causato in tempi recenti, ma è comunque una conseguenza alla vicinanza geografica tra Spagna e Marocco) e non è da escludere che in Sardegna oltre a nabeulensis ci siano anche whitei in minor parte, nonostante i campioni genetici analizzati finora sembrano ricondurre quasi tutti gli esemplari alla sottospecie tunisina, ma le piccole differenze morfologiche tra queste popolazioni europee rispetto alle corrispettive africane, potrebbero essere giustificate proprio da tale ipotesi (lieve inquinamento genetico), oppure dalla selezione naturale avvenuta in oltre 2000 anni.
Fig.10 Esemplari adulti di marokkensis, maschio a destra. Foto di Enrico Di Girolamo.
BIBLIOGRAFIA
- Mario Schweiger, Richard Gemel (2020). Where do you come from, stranger? A scientifichistorical digression with discussion on nomenclature and taxonomy of Testudo graeca Linnaeus, 1758.
- Antoinette C van der Kuyl et al. (2005). Mitochondrial haplotype diversity in the tortoise species Testudo graeca from North Africa and the Middle East.
- Carmenn Díaz-Paniagua, Ana C. Andreu (2009). Tortuga mora – Testudo graeca Linnaeus, 1758.
- Enrico Acquaro, Daniela Castaldo (2012). Hermes e la tartaruga.
- Eva Graciá et al. (2011). Genetic patterns of a range expansion: The spur-thighed tortoise Testudo graeca graeca in southeastern Spain.
- Eva Graciá et al. (2017). Expansion after expansion: Dissecting the phylogeography of the widely distributed spur-thighed tortoise, Testudo graeca (Testudines: Testudinidae).
- Eva Graciá et al. (2017). Human-mediated secondary contact of two tortoise lineages results in sex-biased introgression.
- Jose Carlos Báez et al. (2007). Presencia de la tortuga mora en la provincia de Málaga.
- José Daniel Anadón et al. (2012). Distribution of Testudo graeca in the western Mediterranean according to climatic factors.
- Laura Abbazzi et al. (2007). Fossil vertebrates (Mammalia and Reptilia) from Capo Mannu formation (Late Pliocene, Sardinia, Italy), with description of a new Testudo (Chelonii, Testudinidae) species.
- María Salinas et al. (2009). Genetic assessment, illegal trafficking and management of the Mediterranean spur-thighed tortoise in Southern Spain and Northern Africa.
- Melita Vamberger et al. (2001). Is the imperilled spur-thighed tortoise (Testudo graeca) native in Sardinia? Implications from population genetics and for conservation.
- Rachid Rouag et al. (2007). Population structure and demography of an Algerian population of the Moorish tortoise, Testudo graeca.
- Uwe Fritz et al. (2009). Mitochondrial phylogeography of Testudo graeca in the Western Mediterranean: Old complex divergence in North Africa and recent arrival in Europe.
- Uwe Fritz et al. (2007). Phenotypic plasticity leads to incongruence between morphology-based taxonomy and genetic differentiation in western Palaearctic tortoises (Testudo graeca complex; Testudines, Testudinidae).