Di fronte al silenzio, chi protegge chi non ha voce? È una domanda che ritorna spesso ogni volta che emergono casi di maltrattamento animale. L’ultimo episodio arriva da Mori, in provincia di Trento, dove diversi animali – tra cui sette cani, quattro gatti e alcune tartarughe acquatiche – sono stati liberati da un appartamento in condizioni igienico-sanitarie disastrose. Un’operazione che ha coinvolto le guardie zoofile dell’OIPA, i carabinieri e i veterinari dell’APSS.
Il caso, ora sotto indagine della Procura di Rovereto (TN), scuote la coscienza pubblica e riporta al centro il tema, troppo spesso ignorato, del maltrattamento animale come specchio di un più ampio degrado sociale.
Il monitoraggio e l’intervento
L’intervento del 13 giugno è stato il culmine di un monitoraggio durato oltre quaranta giorni, coordinato dalla Procura e condotto in collaborazione tra Carabinieri, Polizia Municipale Mori-Brentonico, guardie eco-zoofile del NOGEZ Trento, veterinari dell’APSS e tecnici dell’igiene pubblica, e partito grazie ad una segnalazione da parte dei vicini.
Le indagini hanno rivelato un contesto di incuria sistemica: ambienti fatiscenti, accumuli di rifiuti organici, assenza totale di pulizia e di alimentazione adeguata. Gli animali superstiti erano visibilmente provati, sottoposti a stress e sofferenza continuativi.
A rendere ancora più inquietante il quadro è stato il ritrovamento del cadavere di un animale in avanzato stato di decomposizione. Le autorità ipotizzano che si trattasse di un coniglio, morto e abbandonato da tempo nell’appartamento.
Recidiva e responsabilità
Le persone coinvolte non sono nuove a episodi simili: erano già state al centro di un caso analogo alcuni anni fa nella vicina Rovereto. Questa recidiva ha giocato un ruolo decisivo nel rapido dispiegamento delle forze dell’ordine.
Attualmente gli animali sequestrati sono stati affidati al canile-gattile comunale di Rovereto, dove ricevono assistenza veterinaria e supporto. Nei prossimi giorni la Procura valuterà eventuali responsabilità penali per i reati di maltrattamento e detenzione incompatibile con la natura degli animali (art. 544-ter del Codice Penale).
Una seconda possibilità
Ora il destino degli animali passa attraverso un percorso di recupero e, auspicabilmente, una nuova adozione. I volontari del rifugio si stanno occupando della loro riabilitazione fisica ed emotiva. Ogni animale liberato è una vita che ricomincia.
Cosa possiamo fare noi
Ogni cittadino può fare la differenza:
- Segnalando ogni situazione sospetta alle autorità o alle associazioni competenti.
- Sostenendo strutture e organizzazioni che si occupano del salvataggio e della cura degli animali.
- Promuovendo una cultura del rispetto e della responsabilità nei confronti degli animali domestici.
Il caso di Mori ci lascia una lezione: dietro le mura di una casa può nascondersi un mondo di sofferenza. Spetta a noi, come società, assicurarci che il silenzio non diventi complice.