Lungo la costa nigeriana, soprattutto nell’area di Lagos, biologi e volontari stanno intensificando gli sforzi per proteggere le tartarughe marine, sempre più minacciate da inquinamento da plastica, reti fantasma, sviluppo urbano non regolamentato e bracconaggio.
Negli ultimi cinque anni, la sola organizzazione dell’ambientalista Chinedu Mogbo, Greenfingers Wildlife Conservation Initiative, ha salvato e riportato in mare oltre 70 tartarughe, appartenenti a specie estremamente vulnerabili come la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea), la tartaruga embricata (Eretmochelys imbricata) e la tartaruga olivacea (Lepidochelys olivacea).
Le spiagge nigeriane, prive di aree di protezione specifiche e fortemente impattate dall’attività umana, rappresentano un ambiente ostile per la nidificazione: uova e hatchlings vengono spesso predati o distrutti e gli adulti rischiano di rimanere impigliati in materiali da pesca abbandonati.
Per contrastare questa situazione, le organizzazioni locali stanno collaborando con le comunità di pescatori, incentivando pratiche più sostenibili e promuovendo la segnalazione degli avvistamenti. Una delle iniziative più efficaci prevede la fornitura di kit per la riparazione delle reti, riducendo l’uso di attrezzi deteriorati che più facilmente possono intrappolare la fauna marina.
Nonostante questi progressi, le agenzie ambientali mondiali hanno lanciato l’allarme sul futuro incerto delle tartarughe marine sulle coste dell’Africa occidentale, dove si sta registrando uno dei tassi di degrado più rapidi al mondo. Senza un rafforzamento delle misure di protezione, programmi educativi su larga scala e una riduzione dell’inquinamento costiero, il rischio di un declino irreversibile per queste specie rimane molto elevato.
Credit foto in evidenza: AP Photo/Sunday Alamba




