Ciao sono Francesca, una quasi biologa di 22 anni con la passione per gli animali da tempi remoti. Vorrei raccontarvi la storia della mia Uga, non per “pubblicizzarmi” ma semplicemente perché a me sono servite molto le esperienze altrui per crescere al meglio le mie tartarughe e spero che anche la mia, seppur non a lieto fine, possa servire a qualcun altro.
La mia storia inizia quasi 20 anni fa, quando ancora ero troppo piccola per poterne avere un ricordo chiaro. Mia nonna comprò a una fiera di paese 2 piccole Trachemys scripta elegans per me e mia sorella. Dopo circa un anno la piccola tartarughina di mia sorella morì (per ovvi motivi legati al commercio di queste povere anime) e la mia Uga rimase sola. E lo resterà per altri 18 anni, fino all’arrivo di una T. scripta scripta donatami da una signora che non poteva tenerla più.
Io e Uga cresciamo insieme e più cresco più mi prendo cura di lei al meglio, come di tutti gli altri “ospiti” che il mio spirito animalista mi impedisce di abbandonare a se stessi. Nonostante i numerosi trasferimenti, a Uga non mancano mai una grande vasca in giardino con zona basking spaziosa (perché speravo che deponesse le uova), un’alimentazione a base di pesce fresco o decongelato, gamberetti freschi, fegato quanto bastava per un apporto giusto di vitamina A, pollo ogni tanto per variare un po’ la dieta e tanti altri accorgimenti. Ughina odiava le verdure e allora provvedevo a farle speciali involtini di pesce con ripieno di verdura.
Insomma, tutta la dedizione che si possa avere (che non sto a raccontare nei dettagli) e mai un malessere, una congiuntivite o qualsivoglia malattia. Proprio per tutta questa dedizione, nella nostra 19esima primavera insieme, mi accorgo che Uga non è “quella di sempre”. Il primo sintomo è l’inappetenza, che dopo essersi prolungata per una settimana dopo essere uscita dal letargo, mi rendo conto nasconda qualcosa di più profondo di un’apatia post-letargo come mi dicevano.
Cerco di informarmi il più possibile con internet, ma le informazioni sono poche e vaghe. Allora mi rivolgo telefonicamente ad un veterinario esperto in rettili (che sono pochi!!!!) che per problemi di salute non può visitare Ughina, però, dopo avergli descritto i sintomi, mi prescrive una cura a base di Ar***t e sciacqui di Betadine per una presunta STOMATITE.
Il tempo passa ma la tartaruga non migliora e non mangia, allora cerco e trovo una seconda veterinaria che la visita e che le diagnostica una ritenzione delle uova; tuttavia, per averne la certezza, ha bisogno di una radiografia che mi indica di fare in uno studio dove lavora come associata a 40Km di distanza e, in più, avrei dovuto aspettare 2 giorni!
Morale della “favola”: dopo 2 flebo, una puntura di antibiotico e alimentazione forzata a base di omogeneizzato, riporto a casa la mia bimba, fiduciosa che starà meglio, che presto faremo la radiografia e tutto si risolverà. La sera stessa però, Ughina mia muore.
Vengo a scoprire poi, che nel mio paese c’è un ambulatorio dove fanno radiografie, quindi avrei potuto fare tutto subito (se la veterinaria me l’avesse indicato invece di indicarmi il suo studio) e avrei potuto iniziare la terapia farmacologica per l’espulsione delle uova. Non ci sono parole per descrivere il vuoto e la delusione che ti lasciano questi eventi. Perdere un’amica con la quale sei cresciuta. 19 anni lei, 22 io…
Il motivo che mi ha spinto a scrivere la nostra storia va oltre la vana gloria mia e di Uga. Mi piacerebbe essere d’aiuto a chi si trova nella mia stessa situazione e non sa cosa fare e cosa pensare; perché le tartarughe sono animali particolari che non tutti, molti veterinari compresi, conoscono.
Sono solo una mezza biologa, non voglio assolutamente sostituirmi ad un veterinario, ma almeno permettetemi di darvi dei consigli provati tristemente sulla mia pelle:
- Se la vostra tartaruga appena uscita dal letargo non mangia per più di qualche giorno, controllatele l’interno della bocca. La bocca fisiologica di una T. scripta elegans presenta una banda giallastra sul palato e inferiormente.
- NON è STOMATITE! La stomatite presenta materiale bianco-giallastro purulento, che viene via se lo toccate!
- Se avete una femmina adulta che non ha mai fatto le uova preoccupatevi!!!
Per chi non lo sapesse non è necessario che ci sia un maschio perché la femmina deponga le uova (che ovviamente non saranno fecondate!). La ritenzione delle uova è molto comune e pericolosa. Perciò in entrambi i casi andate subito da un veterinario esperto! - Il tempismo è fondamentale se volete salvare i vostri animali.
- Valutate bene i veterinari a cui vi rivolgete. Ma andateci!
- Se amate gli animali lasciateli vivere nel loro habitat. Tutta la dedizione del mondo non servirà a farli sentire “a casa”
Grazie per l’attenzione e spero davvero che la mia esperienza possa essere d’aiuto, o almeno sensibilizzare, qualcuno.