Un nuovo studio scientifico ha rilevato che le tartarughe d’acqua dolce autoctone nel Sud dell’Australia sono sull’orlo dell’estinzione: un declino previsto già trent’anni fa, ma da allora sono state prese poche iniziative per evitare ciò.
Il ricercatore Ricky Spencer, professore associato di ecologia e zoologia alla Western Sydney University, ha affermato che il principale fattore di riduzione delle popolazioni di tartarughe è rappresentato dalle volpi invasive. «Vediamo le volpi distruggere i nidi e mangiare le femmine che si allontanano dal bacino per deporre» ha detto il Dr. Spencer, che ha poi aggiunto: «Dieci anni fa, durante la drammatica siccità, abbiamo avuto una mortalità di massa causata da malattie legate alla qualità dell’acqua e quindi alla presenza di parassiti come il “verme tubo gigante”»
I ricercatori si sono concentrati su tre specie in particolare: la “Chelodina expansa“, la “Chelodina longicollis” e la “Emydura macquarii“. Nonostante siano state trovate anche popolazioni numerose, la percentuale di esemplari giovani è veramente bassa, tanto da non lasciare alcuna possibilità per il ripopolamento naturale.
«In alcuni dei siti nel Nuovo Galles del Sud potremmo prendere facilmente 30 tartarughe mentre, in una notte favorevole, nell’Australia meridionale ne prenderemmo due» ha riferito il Dr. James van Dyke, professore di scienze biomediche a La Trabe University.
Gli scienziati richiedono un’azione immediata da parte delle agenzie governative e soprattutto lo sblocco dei finanziamenti per poter almeno provare a ripopolare il bacino di Murray-Darling.