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Chelonia mydas non più in pericolo: la tartaruga verde passa a “Minima preoccupazione” nella Red List IUCN

Arturo Inturri by Arturo Inturri
15 Ottobre 2025
in News, News dal mondo
Chelonia mydas non più in pericolo: la tartaruga verde passa a “Minima preoccupazione” nella Red List IUCN
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Un annuncio storico per la conservazione marina: la tartaruga verde (Chelonia mydas), una delle specie simbolo degli ecosistemi tropicali e subtropicali, non è più considerata “in pericolo”, ma è ora classificata come “Least Concern” (Minima preoccupazione) nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

La modifica, resa pubblica durante lo IUCN World Conservation Congres 2025 ad Abu Dhabi e ora ufficialmente riportata sul portale IUCN Red List, rappresenta uno dei più importanti successi di conservazione marina degli ultimi decenni.

Dalla minaccia di estinzione al recupero globale

Fino a pochi anni fa, la tartaruga verde era elencata come “Endangered” (In pericolo), a causa del drastico declino delle popolazioni registrato nel corso del XX secolo. Le cause principali includevano la caccia per la carne e le uova, la pesca accidentale, la degradazione delle spiagge di nidificazione e il bracconaggio. In alcune regioni, come il Sud-est asiatico e l’America Centrale, la specie aveva perso oltre il 70% dei propri riproduttori storici.

L’ultimo aggiornamento della IUCN, pubblicato il 10 ottobre 2025, ribalta questo scenario. Grazie a più di quarant’anni di azioni coordinate a livello internazionale, la Chelonia mydas ha mostrato un incremento demografico medio del 28% su scala globale, con risultati eccezionali in Paesi come Australia, Costa Rica, Messico, Oman, Seychelles e Stati Uniti.

Le principali strategie di recupero comprendono:

  • protezione legale dei nidi e delle femmine nidificanti;
  • riduzione delle catture accidentali mediante attrezzi da pesca modificati (es. TED – Turtle Excluder Devices);
  • monitoraggi a lungo termine delle spiagge di deposizione;
  • creazione di aree marine protette e corridoi migratori internazionali;
  • campagne di sensibilizzazione che hanno progressivamente trasformato la percezione culturale della specie.
Il ruolo del Congresso IUCN 2025 di Abu Dhabi

Il Congresso Mondiale IUCN 2025, che si è svolto dal 9 al 15 ottobre negli Emirati Arabi Uniti, ha rappresentato il principale momento di confronto tra governi, scienziati e ONG sulle strategie di conservazione globale. Proprio durante la sessione plenaria dedicata alla biodiversità marina, è stato annunciato ufficialmente il declassamento di Chelonia mydas, accanto a una serie di aggiornamenti meno positivi riguardanti altre specie, come alcune foche artiche e diversi uccelli marini in declino.

Questo annuncio è stato accolto da un lungo applauso in sala: un segnale che, in un periodo segnato da crisi ecologiche diffuse, è ancora possibile invertire la rotta con interventi scientificamente fondati e coordinati. Secondo l’IUCN, il nuovo status riflette “un recupero demografico stabile e generalizzato a livello globale, pur in presenza di criticità regionali ancora da monitorare”.

Una specie resiliente ma non fuori pericolo

La Chelonia mydas resta comunque esposta a molteplici minacce. Le popolazioni del Mediterraneo, in particolare, continuano a essere classificate come “Vulnerabili” a causa della limitata estensione degli habitat idonei e dell’impatto dell’urbanizzazione costiera. La specie è sensibile anche al cambiamento climatico, che può alterare la temperatura della sabbia — determinante per il sesso dei piccoli — e alla presenza di plastica negli ecosistemi marini, come dimostrano recenti studi pubblicati su Marine Pollution Bulletin e Frontiers in Marine Science.

Inoltre, l’aumento della popolazione globale non è omogeneo: in alcune regioni dell’Asia meridionale e dell’Africa occidentale si osservano ancora trend negativi, a causa della scarsità di risorse per la gestione delle spiagge e dei limiti normativi nella tutela delle aree costiere.

Un successo scientifico e politico

Il passaggio a “Least Concern” non è un punto di arrivo, ma un traguardo simbolico che mostra come la conservazione possa funzionare quando si combinano ricerca scientifica, governance ambientale e coinvolgimento delle comunità locali. Secondo il Marine Turtle Specialist Group della IUCN, questo risultato dimostra che “gli investimenti nella conservazione a lungo termine delle tartarughe marine hanno prodotto uno dei più chiari esempi di recupero di una specie globale”.

L’IUCN ha inoltre reso noti i dati che hanno guidato la decisione:

  • Popolazione globale stimata a oltre 600.000 femmine nidificanti.
  • Tendenza demografica positiva nella maggioranza delle Regional Management Units (RMU).
  • Stabilizzazione o incremento delle popolazioni nell’80% delle aree di monitoraggio con serie storiche superiori ai 30 anni.
Un messaggio di speranza (ma anche di responsabilità)

Il nuovo status di Chelonia mydas è una vittoria della cooperazione internazionale ma, come sottolineano gli esperti, il rischio ora è quello di abbassare la guardia.

“Il successo della tartaruga verde deve spingerci a rafforzare, non ridurre, gli sforzi di tutela”, ha commentato il biologo marino Mark Hamann (James Cook University), membro del Marine Turtle Specialist Group.

La storia della Chelonia mydas ci ricorda che la natura è in grado di rigenerarsi, se le viene concesso il tempo e lo spazio per farlo — e che ogni passo avanti nella conservazione è il risultato di decenni di lavoro, collaborazione e perseveranza.


Credit foto in evidenza: Jesse Schoff

Tags: Chelonia mydasconservazioneEmirati Arabi Unitiiucnred listtartarugatartaruga marinatartaruga verdetartarughe

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