Con uno specifico comunicato, il Ministero della Gioventù, dello Sport e del Patrimonio delle Isole Cayman ha annunciato che il Gabinetto ha scelto cinque nuovi simboli nazionali, con l’obiettivo di rafforzare l’identità dell’arcipelago e nell’ottica di preservare e aumentare la consapevolezza del patrimonio culturale del Paese.
Nonostante l’intento del governo fosse quello di unire ancora di più la comunità, uno dei nuovi simboli scelti sta suscitando non poche preoccupazioni tra i caymaniani e non solo. Parliamo del “Turtle Stew“, cioè dello stufato di tartaruga marina, descritto dal Ministero come “piatto culinario unico che riflette il ricco patrimonio marittimo delle Isole Cayman”.
Formalizzare il consumo di carne di tartaruga potrebbe minare gli sforzi di conservazione di questa iconica creatura marina, le cui specie sono in via di estinzione anche a causa del bracconaggio. Non bisogna inoltre dimenticare che, in determinati periodi dell’anno, la carne di alcune specie potrebbe risultare mortale a causa del chelonitossismo, un’intossicazione alimentare causata proprio dall’ingestione di carni di questi rettili.
Sebbene negli ultimi anni si sia verificato un calo della domanda, la decisione di evidenziare il consumo di tartaruga e il suo ruolo nel patrimonio delle Isole Cayman potrebbe stimolare un aumento della domanda nei ristoranti, dove è ancora presente nei menù. Il “Cayman Turtle Center“, struttura di conservazione e controversa attrazione turistica, è l’unico luogo autorizzato alla legale vendita di questa carne, sia per uso personale che per le attività commerciali.
Il bracconaggio è diminuito negli ultimi anni ma rimane comunque una grave minaccia per la sopravvivenza delle tartarughe in natura. Se gli sforzi di conservazione non porteranno alla crescita del numero di esemplari e quindi non si riuscirà a soddisfare un eventuale aumento della domanda di carne, incoraggiare il consumo di tale piatto rendendolo sempre più popolare potrà avere un impatto dannoso a lungo termine sulla popolazione selvatica
Costruire una nuova centrale fotovoltaica è un processo abbastanza lento ma per gli animali che vivono negli ambienti scelti per ospitare il parco solare, questo risulta anche fin troppo veloce. L’organizzazione ambientalista non-profit “Basin and Range Watch” ha chiesto al governo federale di fermare la costruzione dell’impianto di oltre 10 km quadrati che dovrebbe nascere a sud di Pahrump, nella contea di Nye in Nevada (USA).
La lettera indirizzata al Dipartimento degli Interni U.S., al Bureau of Land Management e al U.S. Fish and Wildlife Service chiede lo stop e la revisione del progetto, in linea con la Environmental Impact Statement (EIS). “Lo sviluppo di Rough Hat, l’impianto fotovoltaico da 400MWh, distruggerebbe l’habitat del deserto del Mojave per l’istallazione dei pannelli solari, per lo stoccaggio delle batterie e per le nuove linee di trasmissione“, si legge nella lettera.
Quella di Basin and Range Watch non è l’unica voce contraria. «La Pahrump Valley è, nel complesso, un ecosistema intatto, ricco di Gopherus agassizii, Joshua tree, fiori selvatici e una biodiversità che rende questo deserto uno dei luoghi più speciali del pianeta Terra», ha affermato Patrick Donnelly, direttore del Great Basin al “Center for Biological Diversity“. «Noi sosteniamo progetti solari che non arrechino danni a specie e habitat sensibili e Rough Hat Clark non è uno di questi. Il Dipartimento deve indicare altri luoghi meno sensibili per sviluppare tale progetto».
Di solito, le baby testuggini grandi all’incirca 5 cm sono più numerose degli adulti. Dal risultato di un’indagine che è stata allegata a tale richiesta di revisione, si evince come in un sito adiacente all’area in cui dovrebbe nascere il parco solare è presente un numero di esemplari giovani addirittura quasi tre volte superiore a quello degli adulti.
«L’approvazione del progetto solare probabilmente contribuirà alla scomparsa di questi esemplari. La testuggine del deserto è un vero indicatore della salute dell’habitat in cui vive e colpendo questo rettile, si andrebbe a colpire dozzine di altre specie di piante e animali», ha detto Kevin Emmerich, co-fondatore di Basin and Range Watch.
La Gopherus agassizii è stata elencata come specie minacciata nel 1990. In California, il piano “Desert Renewable Energy Conservation” contiene rigide regole sulla rimozione delle testuggini dai luoghi di origine. In Nevada, purtroppo, non sono ancora in vigore regole simile e non sono nemmeno stati completati studi sugli impatti della reintroduzione alla fine della costruzione e dunque ciò che è previsto per le testuggini del deserto rappresenta un grosso esperimento.
L’esito è sicuramente incerto ma anche in caso di sopravvivenza degli esemplari a questi spostamenti, si sa poco sull’impatto che lo stress potrebbe causare sulla loro longevità e riproduzione. Se le testuggini riusciranno a superare questi cambiamenti e a proliferare, bisognerà studiare le eventuali conseguenze non evidenti, per impedire che errori del genere possano ripetersi in futuro.
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