A quanto pare passare da idraulico a contrabbandiere è un attimo, o almeno lo è stato per un cittadino israeliano che un mese e mezzo fa è stato arrestato dalle autorità doganali malgasce con l’accusa di contrabbando di testuggini rare protette.
Di fatto l’uomo aveva prenotato un volo della compagnia “Ethiopian Airlines” diretto dal Madagascar a Bangkok, in Thailandia, con scalo ad Addis Abeba (Etiopia) per effettuare così cambio aereo con destinazione finale Israele. Peccato che il suo viaggio è finito presto, grazie ai funzionari doganali che, in sede di controlli all’Antananarivo Ivato International Airport, hanno scoperto tra gli effetti personali dell’idraulico ben 59 testuggini.
Gli esemplari tutti apparentemente giovani e appartenenti alla specie Pyxis arachnoides, endemica del Madagascar, e alla specie autoctona Astrochelys radiata, sono stati trovati avvolti in un panno, senza cibo né acqua. Successivamente sono stati trasferiti in un centro di recupero specializzato locale per accertare le loro condizioni di salute e provvedere alle eventuali cure necessarie.
Il valore delle singole testuggini, in Israele, può variare dai 9.000 ai 30.000 NIS cioè dai 2.200 ai 7500 euro. L’accusa di conseguenza chiede che l’uomo, identificato nel rapporto solo dall’iniziale ebraica Reš (ר), sia condannato a dieci anni di prigione e al pagamento di una multa di 365.000 NIS (circa 91.000 euro).
L’uomo si è giustificato dicendo che pensava fosse legale trasportarli dal Madagascar e il suo avvocato Mordechai Tzivin, specializzato nella rappresentanza di israeliani detenuti all’estero in questioni relative all’Interpol, ha affermato che il suo assistito è stato ingannato da un venditore locale. Raggirato o meno, la verità è che il contrabbando di testuggini fa parte di un fenomeno in crescita in Israele e in tutta Europa, con collezionisti disposti a pagare anche decine di migliaia di euro per averle.
Il trentanovenne di Beitar Illit, a sud di Gerusalemme, ha scritto varie volte al suo legale denunciando le condizioni probitive della detenzione: «Sono costantemente con le spalle al muro, mi hanno preso i vestiti e non ho niente da mangiare. Non durerò qui» avrebbe detto l’uomo in una recente telefonata a Tzivin, secondo Ynet. «Dormo in una stanza affollata con 150 persone, ognuno di noi ha poco spazio. Mi sento minacciato perché chiunque può farmi del male. Proprio la scorsa settimana qualcuno ha cercato di toccarmi e quando ho protestato mi ha colpito due volte. Le notti sembrano infinite e desidero che arrivi il mattino».
L’imputato paga 200 dollari a settimana per ricevere cibo kosher ma afferma che spesso viene derubato dagli altri detenuti. Il Ministero degli Esteri israeliano è intervenuto nel tentativo di migliorare le condizioni della detenzione del suo cittadino ma nel frattempo ha ottenuto solo quattro trasferimenti che non hanno sortito molte agevolazioni. Non resta che attendere l’inizio del processo previsto per l’undici agosto.