Nella giornata odierna è stato pubblicato il comunicato stampa della rete “AdrioNet”, relativo al numero di esemplari di tartarughe marine con cui sono entrati a contatto nel loro primo anno di attività.
Gli esperti dei sei Centri di Recupero Tartarughe Marine che fanno parte della Rete Adriatico-Ionica, nel 2020 hanno recuperato in vita 482 Caretta caretta ed una Chelonia mydas, di queste oltre l’85% già ritornate a nuotare libere in mare dopo aver ricevuto le opportune cure.
Purtroppo però tantissime di esse, 381 per l’esattezza, presentavano segni inconfondibili dell’enorme problema dell’antropizzazione del mare. Ferite causate dall’impatto con imbarcazioni o con le relative eliche, ferite da strangolamento da lenze e da reti da pesca ed infine ingestione di ami e di plastica. Peggio è andata inoltre, alle 199 Caretta caretta rinvenute già prive di vita e su cui è stato possibile effettuare soltanto esami necroscopici, per determinarne la causa del decesso.
I risultati ottenuti dunque, dal “Centro Studi Cetacei” – CRTM “Luigi Cagnolaro” di Pescara, dal CRTM del “Museo di Storia Naturale del Salento” di Calimera (LE), da “Fondazione Cetacea“, dal CRTM dell’Oasi WWF di Policoro (MT), dall’AMP “Torre Guaceto” e dal CRTM del WWF Molfetta (BA), sono sicuramente di assoluto rilievo.
Bisogna infine ricorda che grazie al monitoraggio di 16 nidificazioni avvenute nella scorsa estate, centinaia di baby tartarughe marine sono state accompagnate in sicurezza ed in maniera del tutto naturale in mare