Con l’Accordo di Parigi del 2015, gli stati membri delle Nazioni Unite hanno fissato come obiettivo quello di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C e se possibile al di sotto di 1,5°C. Gli impegni nazionali per ridurre le emissioni dei gas serra, qualora venissero mai onorati, vedrebbero comunque salire le temperature di ben oltre 3°C entro la fine del secolo.
Un team internazionale di ricercatori, attraverso l’analisi di più di 8000 proiezioni dell’impatto del cambiamento climatico su 273 aree di eccezionale biodiversità, ha mostrato che ciò rappresenterebbe un alto rischio di estinzione per le specie endemiche.
Si prevede che l’impatto sugli endemici terrestri possa essere di 2,7 volte maggiore rispetto ai nativi non endemici e 10 volte maggiore rispetto alle specie introdotte. L’ecosistema più a rischio è quello insulare, ove la totalità delle specie endemiche potrebbe scomparire, seguito subito dopo da quello montano, poi dal marino e dal terrestre, con rispettivamente l’84%, il 46% ed il 34% di specie a rischio estinzione.
Paesi come il Madagascar, le Filippine e lo Sri Lanka ma anche le isole dei Caraibi e quelle dell’Oceano Indiano potrebbero perdere tutte le specie vegetali endemiche nei prossimi trent’anni. Dai leopardi delle nevi sull’Himalaya agli elefanti dell’Africa centrale, dalle testuggini giganti delle Galapagos alla rara focena del Golfo di California, molte delle creature più adorabili del nostro pianeta sono in serio pericolo.
«Ci aspettiamo effetti a cascata che potrebbero cambiare interi ambienti e danneggiare, infine, anche l’umanità attraverso l’indebolimento dei “servizi” che ci offre la biodiversità» ha dichiarato Mariana Vale, uno dei co-autori dello studio ed ecologa presso la “Federal University” di Rio de Janeiro.
Fino ad oggi, le principali minacce sono state la perdita di habitat dovuta all’espansione urbana, l’agricoltura, l’estrazione mineraria ed il bracconaggio. La strategia chiave utilizzata per combattere tali “attacchi” è stata quella di istituire aree protette, in particolare proprio nelle zone ricche di biodiversità. La creazione di questi paradisi però, potrebbe essere di scarsissima utilità di fronte al riscaldamento globale poichè per natura le specie che li abitano non possono facilmente spostarsi in ambienti più favorevoli.
«Sfortunatamente il nostro studio mostra che quei punti ricchi di biodiversità non saranno in grado di agire come rifugio dai cambiamenti climatici. Da tempo la Terra sembra essere all’inizio di un cosiddetto evento di estinzione di massa in cui le specie stanno scomparendo da 100 a 1000 volte la velocità normale» ha concluso la Dr.ssa Vale, ricordando che negli ultimi 500 milioni di anni ci sono già state cinque simili estinzioni.
Fonti info:
Endemism increases species’ climate change risk in areas of global biodiversity importance
phys.org
Fonte foto: EFE/ Parque Nacional Galápagos