Un’operazione di grande portata condotta dalle autorità messicane ha portato al sequestro di 2.339 tartarughe d’acqua dolce, prelevate illegalmente in diverse regioni del Paese e destinate al commercio internazionale. Gli animali, appartenenti ad almeno otto specie diverse, erano stipati in condizioni estreme all’interno di contenitori improvvisati, privi di aerazione e sovraccarichi. Tre persone sono state arrestate con accuse di crimini contro la fauna.
Specie coinvolte: un patrimonio biologico sotto assedio
Tra le tartarughe sequestrate figurano specie particolarmente vulnerabili e ricercate dal traffico internazionale, tra cui:
- Kinosternon vogti, la tartaruga più piccola del mondo, con popolazioni naturali stimate intorno ai 300 individui.
- Kinosternon cora, specie di recente descrizione scientifica e già minacciata dal prelievo illegale.
- Kinosternon alamosae, K. stejnegeri, K. acutum, K. integrum e K. chimalhuaca, tartarughe tipiche degli ambienti d’acqua dolce messicani.
- La tartaruga scatola messicana, Terrapene mexicana, molto ricercata nel mercato nero degli animali da compagnia.
La presenza congiunta di specie comuni, vulnerabili e critiche mostra quanto il traffico non faccia distinzione: tutto ciò che può essere venduto viene sottratto all’ambiente naturale.
Uno dei conservazionisti coinvolti ha sottolineato come “questo sequestro dimostri che, in Messico, anche le specie più minacciate finiscono facilmente nelle reti del commercio illegale, aggiungendo ulteriore pressione su popolazioni già ridotte all’osso”.
Condizioni di trasporto e mortalità elevata
Le tartarughe sono state trovate in condizioni drammatiche: molte erano ammassate tra loro, alcune legate, altre incastrate dentro oggetti di plastica o contenitori deformati. Quasi la metà degli animali non è sopravvissuta al trasporto, a causa dello stress, della mancanza di ossigeno e delle ferite riportate.
Gli esemplari vivi sono stati trasferiti al Guadalajara Zoo, nello stato di Jalisco, dove sono stati messi in quarantena e sottoposti a monitoraggi sanitari approfonditi, con particolare attenzione alla presenza di Ranavirus, un patogeno altamente contagioso e letale per i rettili acquatici.
“Gestire un sequestro di queste dimensioni richiede una catena di interventi complessa: identificazione delle specie, controlli sanitari, isolamento, stabilizzazione. Ogni fase richiede risorse specialistiche e finanziamenti adeguati.” ha dichiarato un veterinario coinvolto.
Il contesto messicano: un hotspot per il traffico globale
Il Messico è uno dei paesi con la maggiore biodiversità di tartarughe d’acqua dolce e terrestri, con oltre 60 tra specie e sottospecie. La combinazione di elevata domanda internazionale, habitat frammentati e controlli ancora insufficienti ha trasformato molte regioni in veri e propri epicentri del traffico illegale.
L’operazione ha evidenziato come il prelievo sia strutturato, organizzato e volto non solo al mercato interno, ma soprattutto alle esportazioni verso Stati Uniti, Europa e Asia.
I conservazionisti avvertono che, senza un rafforzamento della legislazione, controlli più severi e condanne realmente dissuasive, i sequestri continueranno a essere solo un “cerotto” temporaneo su un fenomeno in rapida espansione.
Cosa accadrà ora alle tartarughe sequestrate
La gestione post-sequestro rappresenta un’altra sfida: migliaia di animali necessitano di cure, riabilitazione e, quando possibile, reintroduzione in natura. Tuttavia, non tutte le specie possono essere rilasciate immediatamente, e molte richiedono analisi genetiche e sanitarie per evitare di compromettere le popolazioni residue.
Organizzazioni locali e internazionali stanno lavorando per garantire il miglior esito possibile agli individui sopravvissuti, ma la strada è lunga e richiede investimenti, strutture adeguate e strategie a lungo termine.
Credit foto in evidenza: Guadalajara Zoo




